Il 12 settembre il Perù ha proclamato tre giorni di lutto nazionale all’indomani della morte dell’ex presidente Alberto Fujimori, che tra il 1990 e il 2000 ha governato il paese con il pugno di ferro e ha trascorso gli ultimi anni della sua vita in prigione per corruzione e crimini contro l’umanità.

La presidente Dina Boluarte ha annunciato funerali di stato per Fujimori, morto l’11 settembre a Lima a 86 anni a causa di un cancro alla lingua.

L’ex presidente, di origine giapponese, era stato scarcerato a dicembre su ordine della corte costituzionale “per motivi umanitari”, nonostante l’opposizione della Corte interamericana dei diritti umani, dopo aver trascorso sedici anni in una prigione alla periferia est di Lima.

Stava scontando una condanna a venticinque anni di prigione per crimini contro l’umanità, in particolare per due massacri di civili commessi dall’esercito durante il conflitto con il gruppo ribelle maoista Sendero luminoso all’inizio degli anni novanta.

Sostenitore del neoliberismo in economia, Fujimori “ha aperto la strada a un nuovo modo di fare politica in America Latina”, ha dichiarato all’Afp l’analista politico Augusto Álvarez.

Secondo lui l’ex presidente, che si era insediato nel 1990 dopo aver vinto a sorpresa le presidenziali contro lo scrittore Mario Vargas Llosa, premio Nobel per la letteratura nel 2010, “ha promosso un modello autoritario e populista che in seguito è stato riprodotto in molti altri paesi, sia da movimenti di destra sia di sinistra”.

L’opinione pubblica peruviana rimane profondamente divisa sulla sua eredità politica. Per alcuni ha favorito lo sviluppo economico del paese grazie alle sue politiche ultraliberiste e ha combattuto con successo i gruppi ribelli Sendero luminoso (maoista) e Movimento rivoluzionario Túpac Amaru (guevarista).

Altri ricordano soprattutto gli scandali di corruzione e i metodi autoritari che hanno portato alla sua condanna.

La figlia Keiko

La figlia Keiko Fujimori, che ne ha raccolto il testimone, è stata sconfitta tre volte nel secondo turno delle elezioni presidenziali.

Il 14 luglio Keiko Fujimori aveva annunciato la candidatura del padre alle presidenziali del 2026, anche se non era chiaro se avrebbe potuto partecipare perché la procura aveva chiesto di condannarlo a trent’anni di prigione per riciclaggio.

All’inizio di agosto il Perù ha approvato una legge che dichiara prescritti i crimini contro l’umanità commessi prima del 2002, di cui Fujimori avrebbe potuto beneficiare.

Votata nonostante il parere contrario della Corte interamericana dei diritti umani, la legge favorirà centinaia di ufficiali accusati di crimini durante il conflitto interno degli anni ottanta e novanta, che ha causato circa 69mila morti e 21mila persone scomparse.

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