Venezuela e Spagna sono a un passo dalla crisi diplomatica dopo che il governo venezuelano ha richiamato la sua ambasciatrice in Spagna, una decisione che il governo spagnolo non ha voluto commentare.
In un messaggio pubblicato sui social network la sera del 12 settembre, il ministro degli esteri venezuelano Yván Gil ha annunciato di aver richiamato per consultazioni l’ambasciatrice Gladys Gutiérrez e di aver convocato l’ambasciatore spagnolo in Venezuela, Ramón Santos.
Il 12 settembre la ministra della difesa spagnola Margarita Robles aveva definito il governo guidato dal presidente Nicolás Maduro una “dittatura” in occasione della presentazione di un libro, esprimendo la sua solidarietà “agli uomini e alle donne costrette a fuggire dal Venezuela”.
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“Questi commenti sono insolenti e maleducati”, ha affermato Gil, aggiungendo che mostrano il “deterioramento” delle relazioni bilaterali tra Caracas e Madrid, dove l’8 settembre si è rifugiato il candidato dell’opposizione venezuelana alle presidenziali Edmundo González Urrutia.
Invitato il 13 settembre a commentare la decisione del ministro degli esteri venezuelano, il suo collega spagnolo José Manuel Albares ha cercato di calmare le acque.
“Convocare un ambasciatore straniero, come ho fatto anch’io in diverse occasioni, o richiamare il proprio per consultazioni sono prerogative statali e, in quanto tali, non c’è molto da commentare”, ha dichiarato Albares alla radio pubblica Rne.
“Posso però dire che continueremo a lavorare per avere le migliori relazioni possibili con il popolo fratello del Venezuela”, ha aggiunto.
Le tensioni tra i due paesi sono aumentate quando il 12 settembre il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha ricevuto González Urrutia, che sostiene di essere il vincitore delle presidenziali del 28 luglio, vinte ufficialmente da Maduro ma contestate dall’opposizione e da una parte della comunità internazionale.
“Ho dato un caloroso benvenuto a González Urrutia”, ha affermato Sánchez sul social network X, aggiungendo che la Spagna “continuerà a lavorare per la democrazia e il rispetto dei diritti umani in Venezuela”.
In precedenza, l’11 settembre, il parlamento spagnolo aveva approvato una risoluzione presentata dal Partito popolare (Pp, destra), la principale formazione d’opposizione, che chiedeva di riconoscere González Urrutia come il legittimo presidente del Venezuela.
La risoluzione ha solo un valore simbolico perché solo il governo può decidere di riconoscere come presidente eletto González Urrutia, arrivato in Spagna l’8 settembre a bordo di un aereo militare spagnolo dopo essere fuggito dal Venezuela, dove rischiava l’arresto.
Maduro è stato proclamato vincitore delle presidenziali con il 52 per cento dei voti dal Consiglio nazionale elettorale (Cne), che però non ha reso pubblici i dati provenienti dai seggi elettorali, sostenendo di aver subìto un attacco informatico.
Secondo l’opposizione, che ha reso pubblici i verbali ottenuti dai suoi scrutatori, González Urrutia avrebbe vinto con più del 60 per cento dei voti.
La Spagna, come l’Unione europea, chiede la pubblicazione integrale dei dati provenienti dai seggi elettorali, in assenza dei quali non riconoscerà la vittoria di Maduro.