Il gruppo libanese Hezbollah ha affermato il 18 settembre che proseguirà la lotta a sostegno della Striscia di Gaza, nonostante i danni provocati dalle esplosioni dei cercapersone usati dai suoi miliziani, che ha attribuito a Israele.
L’esplosione simultanea in tutto il Libano, avvenuta il 17 settembre, dei cercapersone usati dal gruppo sciita, sostenuto dall’Iran, ha causato nove morti e quasi 2.800 feriti, secondo il ministero della salute libanese.
Israele non ha voluto commentare le esplosioni, avvenute poche ore dopo il suo annuncio di voler estendere le sue operazioni militari al confine settentrionale con il Libano.
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Cosa succede in Medio Oriente. A cura di Francesca Gnetti. Ogni mercoledì.
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Dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza, al confine tra Israele e Libano ci sono stati scambi a fuoco quasi quotidiani tra l’esercito israeliano ed Hezbollah, alleato di Hamas, mentre decine di migliaia di civili sono stati costretti a lasciare le loro case su entrambi i lati del confine.
Una fonte vicina a Hezbollah ha affermato il 17 settembre che centinaia di miliziani del gruppo sono rimasti feriti nelle esplosioni a Beirut, nel sud del paese e nella valle della Beqaa.
Hezbollah ha affermato che Israele è “interamente responsabile e riceverà la giusta punizione”.
Hamas ha invece denunciato “un’aggressione terroristica sionista”.
Decine di ambulanze hanno trasportati i feriti negli ospedali di Beirut, della valle della Beqaa e di Sidone, nel sud del Libano.
Alla periferia sud di Beirut sono state allestite tende per donare il sangue.
Tra le vittime ci sono il figlio di un deputato di Hezbollah e una bambina di dieci anni morta nell’esplosione del cercapersone del padre.
Anche l’ambasciatore iraniano a Beirut, Mojtaba Amani, è rimasto ferito.
Secondo un’ong, sono rimasti feriti anche quattordici miliziani di Hezbollah in Siria.
Gli Stati Uniti, principale alleato di Israele, hanno affermato di non essere stati a conoscenza delle esplosioni e hanno esortato l’Iran a evitare qualsiasi azione che possa aggravare le tensioni nella regione.
La distruzione dei cercapersone potrebbe avere conseguenze significative sulle comunicazioni di Hezbollah.
Una fonte vicina al gruppo ha dichiarato all’Afp che “i cercapersone esplosi facevano parte di un carico di mille dispositivi arrivato nel paese di recente”.
“Sicuramente piccoli esplosivi al plastico sono stati montati accanto alle batterie dei cercapersone e poi fatti esplodere a distanza”, ha affermato Charles Lister, esperto del Middle East institute (Mei), sul social network X.
“Il Mossad dev’essere riuscito a infiltrarsi nella catena di approvvigionamento”, ha aggiunto.
L’azienda ungherese Bac
L’azienda taiwanese Gold Apollo ha negato di aver prodotto i cercapersone esplosi il 17 settembre, dopo che il New York Times l’aveva indicata come fornitrice.
“In virtù di un accordo di cooperazione i dispositivi sono stati prodotti e venduti dal nostro partner ungherese Bac”.
L’esplosione simultanea dei cercapersone costituisce “un’escalation estremamente preoccupante”, hanno affermato le Nazioni Unite.
Il 17 settembre Israele aveva annunciato di voler estendere i suoi obiettivi militari al confine con il Libano in modo da permettere il ritorno degli sfollati. Finora gli obiettivi principali erano la distruzione di Hamas e la liberazione degli ostaggi.