Il 30 settembre è cominciato a Parigi il processo a Marine Le Pen e ad altri ventiquattro esponenti del Rassemblement national (Rn, estrema destra), accusati di aver usato fondi del parlamento europeo per pagare impiegati del partito.
“Non abbiamo violato alcuna regola”, ha affermato Le Pen davanti alla stampa prima di entrare in aula per il processo, che dovrebbe durare due mesi.
“Mi pare che in questo processo sia in gioco la libertà parlamentare”, ha aggiunto Le Pen, attuale presidente del gruppo dell’Rn all’assemblea nazionale, che in aula si è seduta accanto a Nicolas Crochet, tesoriere del partito, e a Catherine Griset, una sua stretta collaboratrice.
Tra gli imputati ci sono nove ex eurodeputati del Front national (che poi è stato ribattezzato Rn), tra cui Le Pen, l’attuale vicepresidente dell’Rn Louis Aliot, Bruno Gollnisch e Julien Odoul.
Oltre a loro, saranno processati dodici assistenti parlamentari e quattro collaboratori.
Il caso, cominciato nel 2015 con una segnalazione del presidente del parlamento europeo Martin Schulz, riguarda un gran numero di contratti per assistenti parlamentari stipulati in un periodo di più di dieci anni (2004-2016).
Secondo l’accusa, alcuni di questi “assistenti” non avevano mai incontrato i loro datori di lavoro ufficiali (gli europarlamentari) e messo piede nel parlamento europeo, ma lavoravano solo per il partito, una cosa vietata dalle normative europee.
Dieci anni d’ineleggibilità
Gli imputati, accusati di appropriazione indebita di fondi pubblici o complicità in questo reato, rischiano fino a dieci anni di prigione e un periodo d’ineleggibilità, che potrebbe ostacolare la candidatura di Marine Le Pen alle presidenziali del 2027.
In questi anni l’Rn ha più volte definito le accuse “politicamente motivate” e denunciato un “accanimento” contro il partito.
Il parlamento europeo, che si è costituito come parte civile, ha stimato un danno finanziario di tre milioni di euro. Chiederà però solo due milioni perché un milione è già stato rimborsato (una cosa che, assicura l’Rn, non costituisce un’ammissione di colpa).
Nel settembre 2023 la procura di Parigi aveva denunciato “un sistema il cui obiettivo era far sostenere al parlamento europeo una parte dei costi di funzionamento del Front national”.