Il 4 ottobre Ali Khamenei, la guida suprema dell’Iran, ha tenuto un discorso sulla situazione in Medio Oriente in cui ha affermato che Hezbollah e Hamas, alleati di Teheran, continueranno a combattere contro Israele, e in cui ha giustificato l’attacco missilistico del 1 ottobre.

“Gli alleati dell’Iran non si tireranno indietro”, ha affermato davanti a migliaia di persone riunite in una grande moschea di Teheran per la preghiera settimanale.

Il discorso arriva mentre continua a intensificarsi il conflitto tra il gruppo libanese Hezbollah e l’esercito israeliano, che a metà settembre ha spostato il baricentro delle sue operazioni dalla Striscia di Gaza al confine tra Israele e Libano per consentire il ritorno a casa di decine di migliaia di sfollati israeliani.

L’offensiva d’Israele nella Striscia di Gaza era stata lanciata in risposta all’attacco senza precedenti di Hamas in territorio israeliano, il 7 ottobre 2023.

“L’attacco di Hamas è stato logico e legittimo”, ha affermato Khamenei.

“Ora le forze della resistenza non si tireranno indietro, nonostante le difficoltà, e vinceranno”, ha dichiarato, citando l’uccisione di Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, avvenuta il 27 settembre in un raid israeliano in Libano, e quella di Ismail Haniyeh, leader di Hamas, avvenuta il 31 luglio in un attentato a Teheran attribuito a Israele.

“Israele non è in grado di causare grandi danni a Hezbollah e Hamas”, ha proseguito, aggiungendo che il gruppo libanese “sta svolgendo un servizio vitale per l’intera regione”.

Il 1 ottobre l’Iran aveva lanciato quasi duecento missili verso Israele, sostenendo di voler vendicare la morte di Nasrallah e Haniyeh.

“Anche quest’attacco missilistico è del tutto legittimo”, ha affermato Khamenei, sottolineando che “l’Iran è stato fin troppo moderato”.

L’attacco è stato seguito da minacce reciproche tra i due paesi.

Il 3 ottobre il presidente statunitense Joe Biden ha affermato che sono in corso consultazioni con Israele su possibili attacchi di ritorsione contro le installazioni petrolifere in Iran.

Intanto, nelle ultime ventiquattr’ore l’esercito israeliano ha condotto un raid contro il valico di Masnaa, al confine tra Libano e Siria. Israele accusa infatti Hezbollah di usare il valico per importare armi dalla Siria.

Negli ultimi giorni circa 310mila persone, in maggioranza di nazionalità siriana, hanno però usato il valico per fuggire in Siria.

Nella notte tra il 3 e il 4 settembre l’esercito israeliano ha condotto dei bombardamenti particolarmente intensi contro la periferia meridionale di Beirut, una roccaforte di Hezbollah, distruggendo diversi edifici.

Secondo il sito d’informazione israeliano Ynet, i caccia hanno sganciato quasi 73 tonnellate di esplosivo sul quartier generale dei servizi di sicurezza di Hezbollah.

Tra gli obiettivi dell’attacco c’era Hashim Safi al Din, cugino e possibile successore di Nasrallah.

Hezbollah ha accusato l’esercito israeliano di aver colpito il 4 ottobre una squadra della protezione civile che stava rimuovendo le macerie e cercando di recuperare i feriti.

Il 1 ottobre Israele aveva annunciato di aver avviato un’offensiva di terra in Libano “limitata e localizzata”.

Secondo le stime dell’Afp basate sugli ultimi dati disponibili, quasi duemila persone sono state uccise in Libano dall’ottobre 2023, almeno 1.110 delle quali dal 23 settembre. Secondo il governo libanese, circa 1,2 milioni di persone sono state costrette a lasciare le loro case.

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