La presidente Maia Sandu al voto, il 20 ottobre 2024. (Daniel Mihailescu, Afp)

Il 20 ottobre i moldavi hanno approvato con un margine molto stretto l’adesione all’Unione europea in un referendum, tanto che la presidente moldava filoeuropea Maia Sandu ha accusato Mosca di avere provato a influenzare il voto.

Il Cremlino ha subito chiesto “prove” per queste “gravi accuse”, denunciando allo stesso tempo “anomalie” nel conteggio dei voti nel referendum.

Dopo un lungo spoglio in cui i “no” sembravano essere in vantaggio, il 21 ottobre i “sì” hanno preso il sopravvento (50,28 per cento), grazie a qualche migliaio di schede, che provengono dal voto della diaspora. Al momento sono state conteggiate quasi il 99 per cento delle schede.

Nella sua prima reazione ufficiale nel cuore della notte la presidente ha denunciato “un attacco senza precedenti alla democrazia” e ha promesso di “non cedere”. “Gruppi criminali, agendo di concerto con forze straniere ostili ai nostri interessi nazionali, hanno attaccato il nostro paese con decine di milioni di euro, bugie e propaganda” per “intrappolare il nostro paese nell’incertezza e nell’instabilità”, ha detto Sandu alla stampa. La presidente parlerà di nuovo con i giornalisti alle 14.

Maia Sandu, che ha voltato le spalle a Mosca dopo l’invasione della vicina Ucraina e ha portato la Moldova verso l’adesione all’Unione europea, aveva indetto questo referendum per blindare la sua strategia. E determinare il “destino” di questa ex repubblica sovietica di 2,6 milioni di abitanti. Ma la sua scommessa ha fallito.

Questa vittoria di misura, senza mettere in discussione i negoziati di adesione con i ventisette, “indebolisce in qualche modo l’immagine europeista della popolazione e la leadership di Maia Sandu”, commenta il politologo francese Florent Parmentier, specialista dell’area.

Prima donna a occupare le più alte cariche politiche nel 2020, questa ex economista della Banca mondiale è diventata in quattro anni una personalità europea di spicco. In un contesto geopolitico complicato, con l’Ucraina in guerra e la Georgia accusata di deriva autoritaria filorussa, la Moldova ha dato a Bruxelles qualcosa in cui sperare, sottolinea l’esperto.

Tuttavia, dopo questa battuta d’arresto, il successo per Sandu al secondo turno delle elezioni, previsto per il 3 novembre, è tutt’altro che assicurato. Con il 42 per cento dei voti Sandu precede Alexandr Stoianoglo (26 per cento), ex procuratore, 57 anni, sostenuto dai socialisti filorussi.

Stoianoglo può contare, tuttavia, “sul voto dei candidati esclusi dal ballottaggio e la terribile trappola del ‘Tutti contro Sandu’ rischia di favorirlo”, secondo l’analista.