Il governo turco ha attribuito al Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) la responsabilità dell’attentato del 23 ottobre vicino ad Ankara, che ha causato cinque morti e più di venti feriti, e condotto degli attacchi di rappresaglia contro le posizioni del gruppo in Iraq e in Siria.

Il ministro dell’interno Ali Yerlikaya ha affermato che le caratteristiche dell’attentato, che ha preso di mira la sede dell’industria aerospaziale turca, “permettono di attribuirlo con ragionevole certezza al Pkk”.

Yerliyaka ha aggiunto che i due membri del commando armato sono stati uccisi.

Il ministro della difesa Yaşar Güler ha dichiarato che la Turchia “infliggerà ai criminali del Pkk la punizione che meritano”.

Poco dopo la mezzanotte il ministero della difesa ha annunciato di aver colpito “trentadue obiettivi del Pkk e dei suoi alleati nel nord dell’Iraq e in Siria”, aggiungendo di aver agito “per legittima difesa in conformità con la carta delle Nazioni Unite”.

Il ministero della giustizia ha annunciato l’apertura di un’inchiesta, “che permetterà d’identificare con certezza assoluta il gruppo terroristico dietro l’attacco”, ha dichiarato Yerlikaya.

Il vicepresidente Cevdet Yılmaz ha precisato che le vittime sono quattro dipendenti dell’industria aerospaziale e un tassista. Tra i feriti ci sono sette poliziotti.

Denunciando un “attentato orribile”, il presidente Recep Tayyip Erdoğan, che si trova in Russia per il vertice dei Brics, ha promesso di “distruggere i terroristi”.

Soluzione politica

L’attentato si è verificato in un momento in cui la classe politica turca stava cercando di trovare una soluzione politica al sanguinoso conflitto con i combattenti curdi, che dura ormai da decenni.

Il principale partito filocurdo, il Dem (l’ex Hdp), la terza forza del parlamento, ha affermato che “probabilmente non è un caso che l’attentato sia avvenuto mentre è in corso un tentativo di dialogo”.

Il 22 ottobre Devlet Bahçeli, leader del partito nazionalista Mhp e principale alleato dell’Akp di Erdoğan, ha invitato il leader del Pkk, Abdullah Öcalan, 75 anni, in prigione dal 1999, ad annunciare lo scioglimento del gruppo, considerato terroristico da Ankara e dai suoi alleati.

L’ultimo attentato del Pkk risaliva all’ottobre 2023, quando un commando armato aveva attaccato una stazione di polizia ad Ankara. I due assalitori erano morti e due poliziotti erano rimasti feriti.