Il 6 novembre Hossein Simaei, il ministro iraniano della scienza, della ricerca e della tecnologia, ha definito “immorale” il comportamento della studente iraniana che il 2 novembre si è spogliata in pubblico davanti a un’università di Teheran.

“Ha infranto le regole, il suo comportamento è immorale e contrario alla sharia”, ha affermato Simaei a margine di una riunione di governo.

La studente, di cui non è stato reso pubblico il nome, è stata arrestata, ma non è chiaro dove si trovi attualmente.

Il video della giovane donna che cammina lentamente in mutande e reggiseno davanti all’università Azad a Teheran ha fatto il giro del mondo, diventando virale sui social network.

Anche alcuni mezzi d’informazione iraniani hanno mostrato le immagini, sfumando la studente.

“Chi ha trasmesso le immagini è colpevole di propaganda della prostituzione”, ha dichiarato Simaei.

“Le motivazioni del gesto della studente sono oggetto d’indagine”, aveva affermato il 2 novembre Amir Mahjoub, responsabile delle relazioni pubbliche dell’università Azad.

“Gli addetti alla sicurezza dell’università sono intervenuti prontamente, consegnando la studente alla polizia”, aveva dichiarato, aggiungendo che la giovane donna “soffre di disturbi mentali”.

Il 6 novembre Fatemeh Mohajerani, portavoce del governo iraniano, ha smentito le notizie secondo cui la studente sarebbe stata sottoposta a un arresto brutale.

Secondo l’ong Amnesty international, “si è spogliata per protestare contro l’imposizione abusiva del velo da parte degli addetti alla sicurezza dell’università”.

Dopo la rivoluzione islamica del 1979 il regime ha imposto un rigido codice di abbigliamento per le donne, che sono obbligate a indossare il velo e abiti larghi.

Intanto, in Iran e nel mondo sta crescendo la preoccupazione per la sorte della studente, diventata un’icona dei diritti delle donne.

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