I leader dei paesi arabi e musulmani, riuniti l’11 novembre a Riyadh, in Arabia Saudita, hanno affermato che non potrà esserci pace in Medio Oriente finché Israele non si ritirerà dai territori occupati.
“Una pace giusta nella regione non potrà essere raggiunta finché Israele non si ritirerà dai territori occupati a partire dal 1967, in conformità con le risoluzioni delle Nazioni Unite”, si legge nella dichiarazione finale del vertice, che si riferisce in particolare alla Cisgiordania, a Gerusalemme Est e alle alture del Golan, in Siria.
I partecipanti al vertice congiunto della Lega araba e dell’Organizzazione della cooperazione islamica hanno ribadito la necessità di creare uno stato palestinese con capitale Gerusalemme Est.
Iscriviti a Mediorientale |
Cosa succede in Medio Oriente. A cura di Francesca Gnetti. Ogni mercoledì.
|
Iscriviti |
Iscriviti a Mediorientale
|
Cosa succede in Medio Oriente. A cura di Francesca Gnetti. Ogni mercoledì.
|
Iscriviti |
Il gruppo palestinese Hamas ha invitato i paesi arabi e musulmani a mettere in atto le dichiarazioni fatte al vertice e a costringere Israele a fermare la sua “aggressione”.
Il governo israeliano, guidato da Benjamin Netanyahu, si oppone alla cosiddetta soluzione a due stati, in base alla quale Israele e uno stato palestinese indipendente dovrebbero coesistere pacificamente, sostenuta dalla maggior parte della comunità internazionale.
L’11 novembre il ministro degli esteri israeliano Gideon Saar ha definito la creazione di uno stato palestinese “un progetto irrealistico”. “Sarebbe in realtà uno stato di Hamas”, ha affermato.
I partecipanti al vertice di Riyadh hanno anche condannato con forza l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza, che hanno definito un “genocidio”, denunciando in particolare le operazioni condotte nel nord del territorio nelle ultime settimane.
Hanno anche invitato la comunità internazionale a “sospendere l’esportazione o il trasferimento di armi e munizioni a Israele”, e contestato “i continui attacchi delle autorità israeliane contro le Nazioni Unite”.
“Il mondo si aspetta che la futura amministrazione Trump metta fine alle guerre nella Striscia di Gaza e in Libano”, ha affermato il vicepresidente iraniano Mohammad Reza Aref, presente a Riyadh.
Ha definito l’uccisione dei leader di Hamas e di Hezbollah come “terrorismo di stato israeliano”.
In precedenza il leader di fatto dell’Arabia Saudita, il principe ereditario Mohammed bin Salman, aveva dichiarato che Israele dovrebbe “astenersi dall’attaccare l’Iran”.
Il principe ereditario ha definito l’Iran una “repubblica sorella”, a dimostrazione del riavvicinamento tra le due potenze rivali.
43.600 morti
Secondo le autorità di Hamas, l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza ha causato finora la morte di più di 43.600 persone. L’attacco di Hamas in territorio israeliano del 7 ottobre ha invece causato almeno 1.206 vittime in Israele, secondo un conteggio dell’Afp basato sugli ultimi dati israeliani disponibili.