Il 12 novembre la corte d’appello dell’Aja, nei Paesi Bassi, ha assolto la multinazionale petrolifera Shell, che non dovrà quindi ridurre le sue emissioni, ribaltando una storica sentenza del 2021.
“La sentenza di primo grado, basata sul ricorso di Milieudefensie, è annullata”, ha annunciato la giudice Carla Joustra. Milieudefensie è la sezione olandese della rete di organizzazioni ambientaliste Friends of the Earth international.
Nel 2021 il tribunale dell’Aja aveva ordinato all’azienda anglo-olandese di ridurre le sue emissioni di anidride carbonica di almeno il 45 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 2019, sostenendo che stessero contribuendo al riscaldamento globale.
Iscriviti a Pianeta |
Ogni giovedì le notizie più importanti sulla crisi climatica e ambientale. A cura di Gabriele Crescente.
|
Iscriviti |
Iscriviti a Pianeta
|
Ogni giovedì le notizie più importanti sulla crisi climatica e ambientale. A cura di Gabriele Crescente.
|
Iscriviti |
“Siamo lieti della decisione della corte, che consideriamo giusta per la transizione energetica globale, per i Paesi Bassi e per la nostra azienda”, ha affermato Wael Sawan, amministratore delegato della Shell.
“Il nostro obiettivo rimane quello di arrivare a zero emissioni entro il 2050”, ha aggiunto.
La Shell aveva presentato ricorso contro la sentenza del 2021, sostenendo che non fosse fondata su considerazioni giuridiche ma politiche.
“L’assoluzione in appello della Shell è un duro colpo”, ha affermato in un comunicato Milieudefensie.
“Ma la nostra denuncia ha dato il via a un importante dibattito sulla responsabilità dei grandi inquinatori, e non ci fermeremo qui”, ha aggiunto.
È ancora possibile un ricorso alla corte di cassazione, che però riguarderebbe gli aspetti procedurali del processo.
La procedura giudiziaria era stata avviata nell’aprile 2019 da alcune ong, tra cui Milieudefensie e Greenpeace, e più di diciassettemila cittadini olandesi si erano costituiti come parte civile.
La sentenza del 2021 è stata definita “storica”, in quanto per la prima volta una multinazionale è stata condannata per il mancato rispetto dell’accordo di Parigi del 2015.
I paesi firmatari dell’accordo di Parigi si sono impegnati a limitare il riscaldamento globale al di sotto della soglia dei due gradi in più rispetto all’era preindustriale (1850-1900), e possibilmente al di sotto della soglia degli 1,5 gradi, per evitare conseguenze catastrofiche per il pianeta.
Il 7 novembre il Servizio europeo sul cambiamento climatico di Copernicus (C3s) ha affermato che il 2024 sarà quasi sicuramente l’anno più caldo mai registrato e il primo a superare la soglia degli 1,5 gradi.