Il 19 novembre la Russia ha accusato Kiev di aver lanciato, per la prima volta dall’inizio della guerra, sei missili statunitensi Atacms contro un sito militare nella regione russa di Brjansk, che confina con l’Ucraina.

“Alle 3.25 il nemico ha lanciato alcuni missili tattici Atacms contro un sito militare nella regione di Brjansk “, ha affermato il ministero della difesa russo, precisando che cinque missili sono stati distrutti e un sesto è stato danneggiato dalla difesa antiaerea.

“Alcuni frammenti sono caduti nell’area tecnica del sito, provocando un incendio che è stato rapidamente messo sotto controllo”, ha aggiunto. L’attacco non ha causato vittime.

Un alto funzionario ucraino, contattato dall’Afp, ha confermato la notizia.

Poco prima dell’annuncio del ministero della difesa, il presidente russo Vladimir Putin aveva firmato un decreto che autorizza il ricorso alle armi nucleari “in caso di massicci attacchi aerei in territorio russo condotti da un paese non nucleare con il sostegno di una potenza nucleare”, un chiaro riferimento all’Ucraina e agli Stati Uniti.

A settembre il presidente russo Vladimir Putin aveva affermato che un eventuale via libera all’uso di missili occidentali in territorio russo sarebbe stato interpretato come “un coinvolgimento diretto dei paesi della Nato nella guerra in Ucraina”.

Il 17 novembre il presidente statunitense Joe Biden aveva autorizzato l’Ucraina a usare i missili statunitensi per colpire il territorio russo, una notizia confermata all’Afp da un funzionario di alto livello dell’amministrazione.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj chiedeva da mesi l’autorizzazione a colpire “in profondità” obiettivi militari in Russia per mettere in difficoltà la logistica dell’esercito russo, che conduce quotidianamente attacchi contro le infrastrutture e le città dell’Ucraina, causando la morte di un gran numero di civili.

Ad agosto la Russia aveva affermato di aver distrutto dodici missili Atacms lanciati contro la penisola della Crimea, annessa dalla Russia nel 2014.

Dopo mille giorni di un conflitto che ha causato decine di migliaia di morti, Kiev è decisa a non arrendersi, anche se l’esercito russo è ormai sostenuto da circa diecimila soldati nordcoreani e ci sono forti dubbi sulla continuità del sostegno degli Stati Uniti dopo che il presidente eletto Donald Trump si sarà insediato alla Casa Bianca.

“Il 2025 sarà un anno cruciale”

In un discorso tenuto al parlamento ucraino, Zelenskyj ha affermato che “il 2025 sarà un anno cruciale”.

“Nei momenti decisivi, che arriveranno l’anno prossimo, non dovremo permettere a nessuno di dubitare della nostra determinzione a resistere all’aggressione russa”, ha dichiarato.

Il presidente ucraino ha però riconosciuto che forse l’Ucraina dovrà aspettare il dopo-Putin per “ristabilire” la sua integrità territoriale. Attualmente l’esercito russo occupa quasi il 20 per cento del territorio dell’Ucraina.

È la prima volta che Zelenskyj ammette che l’Ucraina potrebbe essere costretta ad accettare, per un certo periodo, la perdita di regioni occupate dalla Russia.