Romanzi, saggi, libri per bambini e giovani adulti, resoconti di viaggi e fumetti. Un po’ di consigli per scegliere il titolo da portarsi in vacanza.
Uno scià alla corte d’Europa, di Kader Abdolah
Seyed Jamal, ricercatore all’università di Amsterdam, trova il diario di viaggio dello scià di Persia che, alla fine dell’ottocento, incuriosito dalle notizie dei progressi tecnologici in Europa, decide di partire per un lungo viaggio nelle capitali del continente. Al suo seguito, duecento carrozze, decine di principi, un imam impiccione e sette delle sue mogli (di cui una nascosta in un baule). Nel corso del viaggio il sovrano incontra i principali protagonisti dell’epoca, da Tolstoj a Monet alla regina Vittoria, e si rende conto che le monarchie hanno i giorni contati. Intanto, nel presente, il ricercatore Jamal racconta un’Europa in crisi davanti all’arrivo di migliaia di profughi dalla Siria e terrorizzata dall’estremismo islamico. Un bel romanzo, che potrebbe spingere a leggere anche altre opere dello scrittore iraniano – diventato una delle firme di punta della letteratura in olandese – come La casa della moschea, Il re, Scrittura cuneiforme e Il messaggero.
La ragazza dei lupi, di Katherine Rundell
La madre di Feodora, detta Feo, è una soffialupi: quando un ricco russo si stufa del suo lupo domestico, lei lo aiuta a tornare selvatico. Vivono isolate nei boschi innevati vicino a San Pietroburgo, ma il crudele esercito dello zar minaccia la loro esistenza e quella dei lupi. Costretta a scappare, Feo si ritrova alla guida di una banda di ragazzini che si ribellano alle ingiustizie. E se fossero stati Feo e i suoi amici, con i lupi, a dare inizio alle rivoluzione Russa? Vincitore del premio Andersen 2017 come miglior libro nella fascia d’età tra i nove e i dodici anni, La ragazza dei lupi è una storia appassionante anche per i più grandi.
Resto qui, di Marco Balzano
È una storia familiare che attraversa il fascismo e il dopoguerra. Ma è anche il racconto della resistenza di una comunità montana minacciata dalla costruzione di una diga che rischia di sommergere il paese, i campi e le case. Un romanzo sui confini, sull’identità e sulla montagna, che racconta molto anche dell’Italia di oggi.
Il quaderno rosso, di Michel Bussi
Leyli viene dal Mali e vive nella periferia di Marsiglia. Cerca di tenere in piedi la sua complicata famiglia e liberarla da un misterioso sortilegio, custodendo allo stesso tempo un segreto. Ma due omicidi sconvolgono la sua ricerca di tranquillità. La sua storia è quella di tanti africani che, scrive Bussi, vogliono la loro parte di sogno. Ma è anche quella di un’Europa che prima sfrutta i migranti e poi li lascia ai suoi margini.
Isola, di Siri Ranva Hjelm Jacobsen
Dopo la morte dei nonni materni, una ragazza danese torna nelle isole Fær Øer, da cui proviene la sua famiglia. Il viaggio della protagonista si intreccia con la storia dell’isola e dei suoi abitanti, e con le vicende dei nonni, emigrati in Danimarca alla ricerca di fortuna. Un viaggio alla riscoperta di sé e delle proprie radici sul filo della nostalgia per una terra lontana e della fragilità della condizione di migrante.
Patria, di Fernando Aramburu
Due famiglie legate a doppio filo da una lunga e consolidata amicizia si dividono quando la lotta armata dell’Eta irrompe nel paese e coinvolge le loro stesse vite. Il romanzo, molto attuale, ripercorre trent’anni di storia del Paese Basco senza mai essere didascalico e fa riflettere sul perdono, la memoria e la giustizia.
La frontiera, di Alessandro Leogrande
Leogrande è morto il 26 novembre 2017, a quarant’anni. Giornalista e scrittore, si è occupato di molti temi: dall’emigrazione al lavoro, alla sorte degli oppositori nei regimi sudamericani. Alcune nuvole che si sono addensate sull’Italia – l’intolleranza per gli stranieri, il razzismo, il caporalato – le ha viste arrivare prima di altri. La frontiera è uno degli esempi di giornalismo narrativo più significativi degli ultimi anni. Comincia con le storie dei sopravvissuti al naufragio del 3 ottobre 2013 vicino a Lampedusa, ma va oltre la tragedia per non cristallizzare le 366 persone morte nel ruolo delle vittime. Uno alla volta, mette insieme i pezzi di un puzzle di cui fanno parte le violenze in Eritrea, il paese da cui molti scappavano; i soprusi subiti da molti migranti in Libia o nel Sinai; la lotta di chi cerca di ricostruirsi una vita in Europa. Insieme, tutte queste tessere, restituiscono una complessità che molti, per ignoranza o per opportunismo, evitano di affrontare.
Can’t stop won’t stop, di Jeff Chang
Una storia sociale dell’hip hop, che parte dalle origini nel South Bronx, a New York, e arriva fino agli anni duemila. Ottimi i ritratti dei pionieri del genere come Dj Kool Herc, Afrika Bambaataa, Chuck D e altri. Un libro scritto da un bravo giornalista statunitense. Per chi ama la musica rap, ma anche per chi è al primo approccio.
Anna nella giungla, di Hugo Pratt
Ticonderoga, di Hugo Pratt e Héctor Oesterheld
“Sono andato in Africa a dieci anni. Doveva essere la metà del 1937. Arrivati al villaggio littorio {nei pressi di Addis Abeba}, mi hanno subito messo a scuola. Diavolo, la mia Africa! Avevo letto i giornaletti di Cino e Franco, La misteriosa fiamma della regina Loanna, Sotto la bandiera del Re della giungla. Niente di tutto questo. Mi sono ritrovato al ginnasio Vittorio Emanuele III a Entotto”. Chi parla è Hugo Pratt e la citazione si può ritrovare nella riedizione di Anna nella giungla. Questa serie di racconti risale al 1959 e segna l’inizio del Pratt sceneggiatore, dopo che per anni aveva lavorato con Hector Oesterheld, sceneggiatore argentino, desaparecido. Riletti oggi, sono ancora avvincenti e pieni di ironia sul colonialismo, anche se hanno ancora alcune ingenuità del fumetto d’avventura classico.
Si può completare la lettura prattiana estiva con la riedizione integrale dell’opera più importante del periodo argentino, l’introvabile Ticonderoga, sceneggiato da Oesterheld e disegnato interamente con la mezza tinta. Il libro vede la luce dopo lunghe ricerche in Argentina. La vicenda, ambientata poco prima della rivoluzione americana, è di notevole precisione storica. Forse però quello che arriva al lettore è qualcosa di più impalpabile e poetico. Come scrive il disegnatore argentino José Muñoz: “Io sentivo il vento fresco del mattino, il crepuscolo nei boschi, l’amicizia, il mistero e l’avventura”.
La costituzione di carta, di Mario D’Antonio
I problemi dell’Italia, sia quelli economici sia quelli sociali, sono radicati in anni di diritti negati e calpestati. In tempi in cui si vuole introdurre il vincolo di mandato e un ministro dell’interno si appella al presidente della repubblica contro la corte di cassazione, è utile leggere questo saggio scritto nel 1977 dal giornalista e studioso Mario D’Antonio. Lo consigliava anche Leonardo Sciascia. La tesi di D’Antonio è che la costituzione italiana non esiste, perché i suoi articoli sono stati applicati in modo distorto o non sono stati applicati affatto. La carta è stata piegata agli interessi dei partiti politici, che hanno di fatto occupato lo stato, sostituendosi a esso. D’Antonio osserva ironicamente che forse solo dall’articolo 12, quello che descrive la bandiera, non ci si è potuti allontanare più di tanto.
Complotto! Caos, magia e musica house, di John Higgs
La storia dei KLF, il duo di musica house che il 23 agosto 1994 ha dato fuoco a un milione di sterline in un’isola scozzese, è una delle più strane che può capitare di leggere. John Higgs (già autore di una fondamentale storia alternativa del ventesimo secolo) la racconta nell’unico modo possibile: facendo mille digressioni tra psicomagia, numerologia, misticismo, satanismo, teoria e pratica della performance art, situazionismo e dadaismo. Higgs fa lo slalom tra Doctor Who, Kylie Minogue, Alan Moore e Guy Debord, costruisce e smonta teorie mirabolanti e racconta il pop come esperienza sciamanica. Un libro straordinario che espande i confini della scrittura sulla musica.
Lena, Trille e il mare, di Maria Parr
È il secondo romanzo della scrittrice norvegese Maria Parr – penna leggera, ironica e delicata. Lena e Trille, migliori amici e vicini di casa, sono cresciuti e il mondo perfetto di quand’erano bambini comincia a mostrare le prime crepe. Gli adulti non sono più quelle persone onnipotenti che riescono a fare tutto. Nel giro di un anno, da un’estate all’altra,l’amicizia tra Lena e Trille è messa a dura prova e alla fine l’infanzia sembra un ricordo sfumato e lontano. Per bambini dai nove anni in su.
Mani. Viaggi nel Peloponneso, di Patrick Leigh Fermor
Mani è una regione che si trova nell’estremità meridionale della Grecia. Una terra selvaggia tagliata fuori dal resto del paese e allo stesso tempo al centro della cultura nazionale. Patrick Leigh Fermor – uno dei più grandi scrittori di viaggio della storia – ne ha esplorato ogni angolo, e ne ha raccontato in modo leggero ma profondo le storie, le attrazioni, le leggende e i personaggi.
Cacciatori nel buio, di Lawrence Osborne
Difficile immaginare un personaggio meno interessante di un pallido ventenne del Sussex in vacanza in Cambogia, meta prediletta di molti suoi connazionali in cerca di eccessi e autodistruzione prima di cominciare la vita da adulti. Ma se, grazie a una puntata al casinò e a una serie incontri inattesi, la vacanza diventa l’opportunità per cambiare identità e far perdere per sempre le proprie tracce, la storia può diventare intrigante, perfetta per i pomeriggi di canicola.
Camminare, di Erling Kagge
Pensieri e riflessioni intime sull’importanza dello spostarsi a piedi fatte da un grande esploratore norvegese, il primo a raggiungere il Polo sud in solitaria. Camminare in un bosco o percorrere a piedi le strade delle città ci sottrae alla frenesia e alla velocità di cui siamo schiavi, ci fa pensare meglio e ritrovare noi stessi.
Yoko Ono, di Matteo B. Bianchi
La strega che ha fatto sciogliere i Beatles, l’artista pretenziosa, la cantante stonata e inascoltabile, l’affarista che continua a guadagnare soldi dal marito morto. La narrazione su Yoko Ono non è mai stata lusinghiera. Matteo B. Bianchi tenta l’impossibile: rivalutarla sia come persona sia come artista. B. Bianchi smonta uno per uno i luoghi comuni che le sono stati cuciti addosso e svela che fino a oggi è sempre stata vista attraverso la lente deformata di una critica musicale poco documentata e molto misogina.
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