“Sporca negra, te ne devi andare”, con queste parole un uomo ha aggredito Agitu Idea Gudeta, la rifugiata etiope che da qualche anno alleva capre in Trentino. L’uomo, che abita nella baita vicino alla sua azienda in val dei Mocheni, da mesi la minaccia, ma in due occasioni nelle ultime settimane è passato anche alle aggressioni fisiche.

All’inizio di agosto è entrato nella stalla dove la donna stava mungendo e l’ha afferrata, minacciando di ucciderla. “Gli ho dato un calcio e sono scappata”, racconta Agitu Idea Gudeta al telefono. Una seconda volta l’ha aggredita un paio di settimane dopo mentre era al pascolo e ha minacciato di ucciderla con un bastone. L’uomo ha rivolto insulti anche contro il richiedente asilo maliano che aiuta la donna nell’azienda casearia che produce formaggi e yogurt di capra. Le parole sono sempre le stesse: “Brutta negra, te ne devi andare”. La donna in principio ha provato a ignorare le minacce e gli insulti, ma poi si è rivolta alle autorità.

“Ho già sporto denuncia ai carabinieri due volte e le autorità stanno indagando. Io non riesco più a dormire la notte e ho paura di andare al pascolo”, dice. Agitu Idea, – quarant’anni, laureata in sociologia – vive in Italia dal 2010. Si è stabilita a Trento per sfuggire alle persecuzioni in Etiopia, a causa del suo impegno contro il land grabbing, le speculazioni dei latifondisti che costringono i piccoli agricoltori e allevatori ad abbandonare i loro campi. In Italia ha deciso di recuperare le razze di capre autoctone del Trentino e fondare un’azienda casearia per la produzione di formaggi biologici. Nel suo allevamento Agitu Idea Gudeta ha 160 capre. Insieme a lei lavorano diverse persone, tra loro anche richiedenti asilo e immigrati.

“Vivo in Italia da molti anni e non ho mai avuto paura, non mi sono mai sentita discriminata per il colore della pelle, è la prima volta che mi capita di avere paura e di ricevere questo tipo di insulti”, conclude.

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