“Non mi interessa fotografare la guerra. Mi interessa documentare i suoi effetti”. Si presenta così il fotoreporter britannico Giles Duley nell’intervista che accompagna il suo libro One second of light, pubblicato in collaborazione con Emergency.
Duley comincia a lavorare come fotografo nel mondo della moda e della musica, collaborando con riviste come GQ, Vogue e Esquire. Nel 2000 il suo ritratto a Marilyn Manson è stato definito da Q Magazine come uno dei migliori scatti rock di tutti i tempi. Dopo una breve pausa dalla fotografia sceglie di cambiare strada e di dedicarsi al racconto di storie meno conosciute, i cui protagonisti sono popoli colpiti da gravi difficoltà. E spesso lavora al fianco delle maggiori organizzazioni internazionali tra cui Emergency, la Croce rossa internazionale (Icrc), Save the children e Medici senza frontiere.
Nel 2011, mentre si trovava in Afghanistan per documentare gli effetti del conflitto, è saltato su una mina. Ha rischiato di morire e ha subìto l’amputazione parziale di tre arti. Ma dopo oltre trenta operazioni chirurgiche è tornato a lavoro. Le immagini raccolte nel libro, molte delle quali inedite, sono tratte da reportage realizzati nel corso degli ultimi dieci anni, dal Sud Sudan all’Afghanistan, passando per l’Ucraina e il Kenya. “La maggior parte delle foto le ho scattate a 1/60 o 1/125 di secondo; questo significa che, se le mettiamo tutte insieme, la realtà sembra essere solo una manciata di secondi di luce”, spiega Duley nel libro.
“Le immagini di Giles sono semplicemente vere. Una verità che ha origini dal semplice fatto che rappresentano la condition humaine, le tante miserie e i pochi momenti di felicità che metà della popolazione mondiale vive ogni giorno”, scrive Gino Strada, chirurgo e fondatore di Emergency, che ha curato l’introduzione del libro.
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