L’ondata di contagi provocata dalla variante omicron del virus sars-cov-2 ha investito buona parte del pianeta, creando un caos nell’industria del trasporto aereo paragonabile solo a quello osservato all’inizio della pandemia nel 2020, con migliaia di voli cancellati, ritardi colossali e impressionanti affollamenti nei principali aeroporti del mondo. Una delle cause è il blocco imposto da alcuni paesi. Hong Kong, per esempio, ha chiuso il suo spazio aereo ai voli provenienti da Australia, Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Francia, India, Pakistan e Filippine. Tuttavia il motivo principale è il rapido aumento dei contagi tra piloti, membri dell’equipaggio, personale di terra e lavoratori aeroportuali. Come nel resto della popolazione, anche in questo settore i contagi sono aumentati in modo esponenziale, costringendo molti a restare a casa. La crisi ha spinto le compagnie aeree in una situazione di vulnerabilità estrema, anche a causa dei problemi accumulati in più di un anno di emergenza sanitaria, che oltre alle chiusure temporanee degli spazi aerei ha determinato una significativa riduzione dei viaggi turistici. Migliaia di passeggeri hanno dovuto annullare i loro viaggi, per non parlare delle lunghissime file e attese negli aeroporti.
Le compagnie aeree non possono essere colpevolizzate per una crisi che va oltre il loro controllo, ma è giusto chiedere che rafforzino l’assistenza ai passeggeri, per esempio trovando una sistemazione a chi viene lasciato a terra e comunicando tempestivamente ritardi e cancellazioni. Queste semplici misure non ridurrebbero solo i disagi, ma anche l’affollamento degli aeroporti e il rischio di altri contagi. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1443 di Internazionale, a pagina 17. Compra questo numero | Abbonati