Raccontare la storia di un uomo che cade non è da tutti. Bisogna stabilire il tono, scavare nell’anima e annodare bene la trama. Questo è esattamente ciò che Cécile Coulon riesce a fare in un romanzo vivace e denso, asfissiante come un poliziesco e ricco di ossigeno come un road movie. Anthime è un adolescente pieno di energia e speranza quando i suoi genitori si trasferiscono in una casa senz’anima in mezzo ai terreni agricoli di un anonimo comune francese. Anthime si sente perso. Ma ha un dono. Sa correre. Nella corsa campestre della scuola è sempre il migliore. È adulato, circondato da una notorietà che apre tutte le porte. Fino a quando il suo giovane corpo, allenato male, lo tradisce nel bel mezzo della sua corsa. Vent’anni dopo, cosa rimane del ragazzo prodigio? Niente. Anthime è diventato un individuo paffuto e sinistro, che rimugina sui suoi vecchi sogni in un misto di amarezza e tristezza che senza dubbio deve molto alle sue partenze mancate: non se n’è mai andato da quella piccola città in mezzo al nulla, ma ha lasciato andar via la donna che amava. Anthime ha sposato Joanna, non Béatrice. Non quella di cui era follemente innamorato, ma l’altra, quella che era lì, il premio di consolazione. Solo che non ci si può mai consolare per non aver seguito i propri sogni. Anthime lo scopre una sera, da ubriaco, al funerale dell’uomo che una volta era il suo allenatore. Una sfida frettolosa, e l’uomo umiliato alza la testa: diventerà ancora una volta colui che ha corso meglio di chiunque altro. Ma si può forgiare un destino quando si è lasciata passare l’occasione, quando la rabbia ha divorato il desiderio?
François Busnel, L’Express
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Questo articolo è uscito sul numero 1445 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati