Nessuno vive della loro carne bianca,
propriamente sanno solo sbagliare tutto.
Ingoiano ami senza crepare,
vengono lacerati da monofilamenti.
Schiacciati in chiuse, stritolati
in barriere antiflutto o immessi in
dispositivi di controllo idrico, spinti
a morte in canali sotterranei,
fatalmente impigliati in reti a imbrocco e
nasse, li uccidono le “maree rosse”,
non reggono alle fioriture algali.
Gradiscono acqua calda, vivono
in concubinato con centrali elettriche,
studiano le fonti di calore, vengono
fatti a pezzi da eliche.
Spesso graffiano chiglie, e muoiono
molto dopo da infezioni o
emorragie degli organi interni.
Ann Cotten è una poeta, prosatrice e traduttrice austriaca nata nel 1982. Scrive anche in inglese e ha ricevuto diversi premi per le sue numerose opere. Questa poesia è tratta dall’antologia VERSschmuggel / TransVERSal (Wunderhorn-7Letras, Heidelberg/Rio de Janeiro, 2013), frutto di un laboratorio al Festival di poesia di Berlino del 2012. Traduzione dal tedesco di Dario Borso.
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Questo articolo è uscito sul numero 1447 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati