Il 5 febbraio i mezzi d’informazione di tutto il mondo hanno seguito con apprensione le operazioni di salvataggio di un bambino marocchino, Rayan Oram, 5 anni, rimasto intrappolato per cinque giorni in fondo a un pozzo a Ighrane, vicino a Chefchaouen. I soccorritori hanno portato a termine l’operazione, ma il bambino era già morto ( nella foto i funerali ). “La storia di Rayan ha suscitato profonda tristezza in tutto il mondo arabo perché richiama alla mente la sorte di quei bambini dello Yemen, della Siria e della Palestina che il mondo non è riuscito a salvare”, scrive la giornalista siriana Manhal al Sahwi sul sito Daraj. “Cosa ci serve ancora per renderci conto che i bambini nei paesi arabi soffrono, che sono le prime vittime della violenza, della corruzione, dell’ignoranza e della povertà? Ci chiediamo di cosa è morto Rayan. Ma forse dovremmo chiederci chi ha ridotto alla fame la sua famiglia e l’ha privata dell’accesso all’acqua, costringendo suo padre a scavare un pozzo”.
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Questo articolo è uscito sul numero 1447 di Internazionale, a pagina 25. Compra questo numero | Abbonati