“I braccianti nepalesi assunti per raccogliere la frutta nelle fattorie britanniche sono stati rimandati a casa dopo poche settimane e con debiti per migliaia di sterline”, scrive l’Observer. Queste persone erano arrivate all’inizio di settembre nel Regno Unito grazie alle norme varate da Londra per attirare i lavoratori stagionali. Sostengono, spiega il settimanale, che gli fossero stati offerti sei mesi di lavoro. “Ma dopo meno di due mesi, gli è stato detto che non c’era più bisogno di loro, invitandole a prenotare il volo di ritorno in Nepal. Così ora devono restituire i soldi presi in prestito per pagare il viaggio nel Regno Unito e le provvigioni dovute agli intermediari che gli hanno trovato il lavoro. Tra l’altro, hanno dovuto sostenere costi aggiuntivi per anticipare la data del ritorno”. Ad alcuni lavoratori che non hanno i soldi per tornare subito a casa è stato intimato di abbandonare al più presto la fattoria in cui erano stati assunti (un’azienda che fornisce frutta a grandi catene di supermercati), se non volevano essere estromessi dalle future liste di lavoratori stagionali. Ora hanno grandi difficoltà a trovare un’altra occupazione con cui ripagare i debiti. Ricevono risposte negative da ristoranti e negozi a causa del loro visto, che limita fortemente la possibilità di lavorare in settori diversi da quello agricolo. Il caso dei braccianti nepalesi, conclude l’Observer, solleva ulteriori dubbi sulle norme che agevolano l’assunzione di lavoratori stagionali, spesso accusate di favorire lo sfruttamento dei lavoratori. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1487 di Internazionale, a pagina 116. Compra questo numero | Abbonati