Il nuovo romanzo di McEwan condivide alcune stimolanti somiglianze con la vita dell’autore, ma non si tratta di un romanzo a chiave. Al contrario, ritrae un uomo ordinario, uno scrittore fallito, colpito da crisi non solo personali nel corso di più di settant’anni. È anche il suo romanzo più lungo. Qui, finalmente, McEwan si concede tutto lo spazio necessario per registrare il misterioso gioco della volontà e del caso, del tempo e della memoria. L’uomo al centro di questa storia è Roland Baines. Per molti anni ha avuto la presunzione di considerarsi un poeta professionista o almeno un aspirante tale. Lo incontriamo nel 1986, poco dopo che sua moglie, una collega scrittrice, è scomparsa, lasciando lui e il loro bambino. La polizia sospetta un omicidio, ma Roland non ha motivo di dubitare della spiegazione della moglie. “Non cercare di trovarmi”, gli ha scritto in un biglietto lasciato sul suo cuscino. “Ti amo, ma questo è per sempre. Ho vissuto la vita sbagliata”. Questo evento, unito all’ansia per il disastro di Černobyl, riporta la mente di Roland a un precedente tradimento. Quando era uno studente di 14 anni in un collegio inglese, la sua insegnante di pianoforte, Miriam Cornell, lo aveva adescato, sedotto e tenuto in casa sua come schiavo sessuale. Roland sa che sono storie diverse, ma non può fare a meno d’incolpare le due donne per aver condizionato la sua vita in momenti cruciali. Non aiuta il fatto che la moglie assente raggiunga il successo letterario che lui sognava da tempo. Peggio ancora, diventa una delle scrittrici più famose d’Europa, perennemente candidata al premio Nobel, mentre Roland e suo figlio svaniscono nelle note a piè di pagina della sua biografia. Lezioni progredisce nel tempo come una marea montante che si porta dietro la spiaggia: un moto ondoso, che ci dà un senso più chiaro e completo della vita di Roland. È un romanzo che abbraccia così pienamente il suo contesto storico da mettere in discussione l’atemporalità di molta narrativa contemporanea. Roland può anche essere immaginario, ma è strettamente legato agli sviluppi sociali e politici che hanno plasmato le nostre vite. Chiaramente ispirato da McEwan, pensa che sarebbe “un peccato rovinare una bella storia trasformandola in una lezione”.
Ron Charles, The Washington Post
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Questo articolo è uscito sul numero 1502 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati