Il 6 marzo Seoul ha annunciato un piano per risarcire i cittadini costretti ai lavori forzati durante l’occupazione giapponese. Secondo il Giappone e gli Stati Uniti è “una svolta per il riavvicinamento tra Seoul e Tokyo”, ma l’opinione pubblica sudcoreana ha trovato la proposta umiliante e irrispettosa della verità storica. Tra il 1910 e il 1945 circa 150mila sudcoreani furono costretti a lavorare in miniere e fabbriche giapponesi come la Mitsubishi e la Nippon Steel. La misura è destinata alle famiglie di quindici querelanti, tre dei quali, ancora in vita, hanno dichiarato che rifiuteranno l’offerta: “Devono risarcirci i giapponesi, ma prima ci chiedano scusa”, ha detto una delle vittime all’agenzia Yonhap.

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Questo articolo è uscito sul numero 1502 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati