La Russia ha accusato l’Ucraina di aver attaccato il Cremlino ( nella foto ) con due droni nel tentativo di uccidere il presidente Vladimir Putin. Nella notte tra il 2 e il 3 maggio gli apparecchi sarebbero riusciti a raggiungere il centro di Mosca, distante più di quattrocento chilometri dal confine ucraino, e sarebbero stati abbattuti dalle difese aeree sopra il palazzo, come dimostrerebbe un video diffuso su Telegram. Il governo ucraino ha negato ogni coinvolgimento. Al momento dell’attacco Putin non era presente, ma l’episodio ha suscitato la reazione di diversi commentatori nazionalisti, tra cui la direttrice di Rt Margarita Simonyan, secondo cui è arrivato il momento di “fare sul serio” contro Kiev. Nei giorni precedenti la Russia aveva lanciato i primi attacchi aerei su vasta scala dopo quasi due mesi, provocando la morte di almeno 23 civili a Uman. Secondo l’intelligence ucraina e statunitense, però, sul terreno le truppe russe si stanno spostando nelle fortificazioni costruite lungo la linea del fronte negli ultimi mesi, scrive il New York Times. Potrebbe essere il segno che l’attesa controffensiva ucraina, rinviata a causa delle condizioni meteorologiche avverse e dei ritardi nella consegna di armi dall’occidente, sia sul punto di cominciare, come suggerisce anche l’intensificarsi degli attacchi con i droni e degli atti di sabotaggio dietro le linee russe.
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Questo articolo è uscito sul numero 1510 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati