In uno studio del 2022 un gruppo di ricercatori dell’università di Lund, in Svezia, ha analizzato le strategie adottate a partire dal 2010 nelle città europee per ridurre l’uso delle auto private. L’obiettivo, spiega sul sito australiano The Conversation la coordinatrice dello studio Kimberly Nicholas, era stabilire quali iniziative avevano prodotto i risultati migliori, valutando non solo gli effetti sul traffico ma anche quelli sulla qualità della vita degli abitanti.

Il provvedimento più efficace è risultato l’introduzione di permessi a pagamento per l’accesso al centro. I ricavi si possono usare per finanziare mezzi di trasporto alternativi. Londra è stata la prima metropoli a introdurre questa misura nel 2003, che ha permesso di ridurre il traffico del 33 per cento, ed è stata imitata da altre città europee come Milano e Stoccolma. Al secondo posto c’è la riduzione degli spazi destinati alle auto, eliminando i parcheggi o trasformando le corsie stradali in piste ciclabili e marciapiedi, seguita dalla creazione di zone a traffico limitato riservate ai residenti.

Tra le misure basate sugli incentivi, le più utili sono risultate quelle per spingere i pendolari e gli studenti a usare i mezzi di trasporto collettivi, anche attraverso servizi di navette organizzate dalle aziende o dalle scuole. Il car sharing ha invece ricevuto valutazioni contrastanti: se in alcune città, come Brema e Genova, ha avuto effetti molto positivi, in altri casi sembra aver fatto aumentare l’uso dell’auto tra le persone che in precedenza ne facevano a meno. Ancor più difficile da valutare è l’efficacia delle app per la mobilità sostenibile, come quella introdotta a Bologna, che permette a chi si sposta a piedi, in bici o con i mezzi pubblici di guadagnare punti con cui vincere dei premi.

I ricercatori sottolineano comunque che nessuna di queste iniziative da sola può essere sufficiente, e che le strategie migliori sono quelle che combinano misure di tipo restrittivo con incentivi alla mobilità alternativa. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1518 di Internazionale, a pagina 51. Compra questo numero | Abbonati