◆ Anche se questa torrida estate non è ancora finita, scrive , la rete elettrica degli Stati Uniti sembra aver resistito. A dispetto degli allarmi, durante le ondate di caldo e i conseguenti picchi di domanda di energia non si sono verificati blackout. Secondo Mark Olson, della North American electric reliability corporation, un’azienda non profit, non significa che la rete statunitense sia preparata a fronteggiare la crisi climatica: “La rete sta operando ai limiti massimi della sua capacità e si percepiscono scricchiolii”. Pale eoliche, pannelli solari e batterie hanno dato un contributo importante alla produzione di elettricità nei giorni più caldi. Nell’ovest del paese, inoltre, un inverno piovoso ha permesso alle centrali idroelettriche di funzionare in estate. Hanno avuto un ruolo anche l’efficienza delle reti di distribuzione e la produzione di elettricità con il gas naturale e il carbone (che sono però fonti inquinanti), oltre al nucleare.
Scott Aaronson, dell’Edison electric institute, un’associazione che riunisce le aziende del settore, sostiene che diversificare le fonti d’energia rende la rete più resistente. Ma per evitare problemi in futuro bisogna fare di più. Alcuni operatori considerano l’estate del 2023 la nuova normalità e si stanno adeguando. Pensano per esempio di coinvolgere di più gli utenti, incentivandoli a ridurre i consumi durante i picchi di domanda. Altri vorrebbero invece consentire alle persone di aggiungere alla rete l’elettricità prodotta autonomamente.
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Questo articolo è uscito sul numero 1527 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati