Seguire al contrario la rotta delle migrazioni per raccontare le storie di bambini e ragazzi partiti per attraversare il Sahara e la Libia, che trovano posto su una barca per l’Italia e poi entrano in Francia. Raphaël Krafft, giornalista, voce di France Culture, conosce alcuni di questi migranti nel 2015 negli accampamenti parigini. Fin dai primi incontri le loro storie mettono in crisi il reporter e lo portano sempre più a sud. Ma è durante la sua lunga permanenza nel fondo di una valle alpina, al confine con l’Italia, che il suo approccio all’argomento cambia davvero. Lì incontra cittadini francesi che, in nome dei diritti umani, salvano da morte certa in montagna i nuovi arrivati. Proprio lì, a pochi chilometri da Briançon, comincia una storia che ci porta ai piedi del col de l’Echelle, un passo attraversato dal 2017 da circa diecimila migranti, in maggioranza guineani, molti a malapena adolescenti. Alla fine di quell’anno ne arrivarono a decine, sfidando il freddo e la neve che non avevano mai visto e di cui non sapevano niente. Ogni sera gli abitanti della zona si organizzano per salvare questi ragazzi. Dai militari in pensione alle guide alpine, alla gente comune, Raphaël Krafft racconta le storie di coloro che pattugliando la valle di notte hanno creato un’organizzazione “segreta” per fornire vitto e alloggio a chi arriva, congelato e affamato. Cittadini onesti che quando salvano i giovani e li aiutano a tornare a valle vengono fermati come se avessero compiuto un reato. Se la Clarée è lo scenario di buona parte del racconto di Raphaël Krafft, il giornalista non si ferma lì e decide di andare ancora più a sud, fino in Guinea per vedere dove nasce il vento delle migrazioni. Maryline Baumard, Le Monde
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Questo articolo è uscito sul numero 1547 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati