Il secondo romanzo di Judith Hermann ha un titolo tanto bello quanto semplice. La protagonista, quasi cinquantenne, si è separata dal marito e si trasferisce a nord, vicino al mare, in una casa talmente solitaria da mettere paura quando fa buio. La porta si spalanca di notte, il vento dell’est naturalmente, ma lei era sicura di aver chiuso a chiave. La solitaria narratrice s’innamora di Arild, un fattore che possiede mille maiali, rude e meravigliosamente semplice. Come accade nei buoni romanzi la trama è quasi irrilevante. Alla fine c’è un omicidio o un incidente, non si sa bene. E siccome non si capisce bene, compare un ispettore. Judith Hermann è una maestra nell’intessere metafore e allegorie che non portano da nessuna parte.
Adam Soboczynski, Die Zeit
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Questo articolo è uscito sul numero 1548 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati