“Una settimana di protesta ha messo a nudo i vizi del sistema sanitario sudcoreano”, titola Hankyoreh. Il 13 febbraio i medici praticanti hanno incrociato le braccia in massa contro la proposta del presidente Yoon Suk-yeol di aumentare di duemila unità i posti nelle facoltà di medicina. Secondo Yoon è il modo per risolvere la cronica carenza di personale medico negli ospedali del paese. “Ma dopo sette giorni sono emersi i veri problemi alla base della crisi: un’eccessiva dipendenza degli ospedali da tirocinanti sottopagati e sovraccarichi di lavoro, il sostegno insufficiente ai centri medici pubblici e la confusa divisione dei compiti tra personale medico e infermieristico”, scrive il quotidiano. Al 27 febbraio aveva rassegnato le dimissioni il 78,5 per cento degli specializzandi. Gli interventi chirurgici in cinque grandi ospedali sono quasi dimezzati. “A dicembre 2023 i tirocinanti erano il 39 per cento dei medici in servizio in quei cinque ospedali. Gli specializzandi lavorano nei reparti e nei centri di terapia intensiva. Assistono nelle operazioni e seguono i pazienti nel percorso postoperatorio. Sono la spina dorsale degli ospedali”, continua Hankyoreh. Secondo un sondaggio dell’associazione tirocinanti coreani, più della metà lavora oltre l’orario consentito per legge con uno stipendio pari a un terzo di quello di un medico professionista.
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Questo articolo è uscito sul numero 1552 di Internazionale, a pagina 27. Compra questo numero | Abbonati