Con la guerra arrivata al ventisettesimo mese, la capacità di difesa di Kiev sembra ridursi giorno dopo giorno, mentre le forze russe continuano a colpire il territorio ucraino, spingendo sulla linea del fronte e prendendo di mira obiettivi civili e infrastrutture. Come ha spiegato il presidente Volodymyr Zelenskyj, la distruzione della centrale termoelettrica di Trypilska, l’11 aprile, è stata possibile perché i soldati ucraini avevano esaurito le munizioni con cui abbattere i missili russi. “Al momento la città meglio protetta è Kiev”, scrive il Kyiv Independent, “ma nel resto del paese le munizioni per la difesa aerea scarseggiano, mentre il provvedimento che sbloccherebbe gli aiuti militari statunitensi è ancora fermo al congresso di Washington. La Russia ha poi intensificato gli attacchi contro gli impianti che producono energia, distruggendo alcune tra le più grandi centrali elettriche a carbone del paese. Tuttavia, in seguito agli sforzi diplomatici di Kiev, il 13 aprile Berlino ha annunciato l’invio immediato di nuovi missili Patriot per la difesa aerea”. Le forze russe stanno inoltre avanzando verso la città di Časiv Jar, lungo il fronte, che puntano a conquistare entro il 9 maggio, ricorrenza della vittoria nella seconda guerra mondiale. Nelle ultime settimane anche la città di Charkiv è stata stabilmente sotto il fuoco russo. “Oltre alle infrastrutture sono colpite anche le zone residenziali”, scrive la Taz. “Il 27 marzo c’è stato il primo attacco con le bombe plananti, normali bombe aeree equipaggiate con un rudimentale sistema di navigazione e delle alette che gli permettono di planare per chilometri prima di colpire il bersaglio senza che sia possibile individuarne la traiettoria. La forza distruttrice di questi ordigni è enorme, come l’impunità delle forze russe che li usano in aree abitate da civili”. L’obiettivo di Mosca, spiega il quotidiano tedesco, è distruggere tutte le strutture civili di Charkiv e renderla inabitabile. ◆
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1559 di Internazionale, a pagina 27. Compra questo numero | Abbonati