Primo film indiano in competizione a Cannes da trent’anni a questa parte, All we imagine as light si porta dietro le aspettative di un miliardo di persone. Ma al di là dell’orgoglio, si può dire che il film di Kapadia sia una magnifica meditazione sulla solitudine e sulla connessione con gli altri, sostenuta da interpretazioni sorprendenti. Prabha, più anziana e conservatrice, e Anu, più giovane e vivace, sono due infermiere in un ospedale di Mumbai. Poi c’è Parvaty, che non ha documenti per provare che quella in cui vive da vent’anni è la sua casa. Kapadia intreccia la fragilità delle loro esistenze e la forza della loro connessione. Attraversato da sfumature politiche e femministe il film ha una sua gentilezza ma sa essere penetrante.
Shubhra Gupta, The Indian Express

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Questo articolo è uscito sul numero 1565 di Internazionale, a pagina 85. Compra questo numero | Abbonati