Il massacro di ottomila uomini e ragazzi bosniaci musulmani compiuto nel 1995 a Srebrenica dall’esercito serbobosniaco e dai paramilitari serbi è stato riconosciuto come genocidio anche dalle Nazioni Unite, che così aderiscono all’interpretazione della Corte internazionale di giustizia e della Corte penale internazionale. Il 24 maggio l’assemblea generale ha approvato una risoluzione, proposta da Germania e Ruanda, che istituisce l’11 luglio come “giornata del ricordo del genocidio di Srebrenica”. Il documento è stato fortemente criticato dai serbi di Bosnia e dalla Serbia, il cui presidente, Aleksandar Vučić, ha detto che l’obiettivo del testo è bollare i serbi come “popolo genocida”. Tra i paesi che hanno votato contro ci sono Russia, Ungheria e Cina. “La risoluzione non sostiene affatto che la Serbia è una nazione genocida”, scrive il serbo Vreme. “I condannati per il massacro hanno nome e cognome. E i più noti sono Ratko Mladić e Radovan Karadžić, che Vučić conosce molto bene. Sono loro i colpevoli, non i serbi. E se qualcuno attribuisce colpe collettive ai serbi è proprio Vučić, con le sue polemiche sulla decisione dell’Onu”.

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Questo articolo è uscito sul numero 1565 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati