A poco più di un mese dalle elezioni presidenziali, il 25 agosto il presidente tunisino Kais Saied ha annunciato un rimpasto di governo, che prevede la sostituzione di diciannove ministri, tra cui quelli degli esteri e della difesa. Saied, eletto nel 2019, cerca un secondo mandato alle elezioni previste il 6 ottobre. L’opposizione e le organizzazioni per la difesa dei diritti umani lo accusano di una deriva autoritaria, accelerata nel 2021, quando ha sciolto il parlamento. Il sito tunisino Kapitalis denuncia che varie associazioni e giornalisti sono stati esclusi dall’osservazione del voto. Human rights watch ha calcolato che ad almeno otto potenziali candidati è stato impedito di presentarsi, dopo essere stati perseguiti dalla giustizia, condannati o imprigionati.
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Questo articolo è uscito sul numero 1578 di Internazionale, a pagina 29. Compra questo numero | Abbonati