La Cina sta affrontando una “gigantesca” crisi di fiducia nella sua economia, scrive l’Economist. Il paese soffre le conseguenze dell’esplosione della bolla immobiliare, il settore dei servizi è in affanno, i consumi ristagnano, le multinazionali portano via i loro capitali a un ritmo senza precedenti e gli osservatori stranieri rivedono al ribasso le previsioni di crescita. Tutto questo, osserva il settimanale britannico, riflette sia problemi reali sia “la crescente sfiducia nelle informazioni che arrivano dal paese asiatico. Molti sono convinti che Pechino manipoli i dati, censuri fatti importanti e descriva l’economia in modo ingannevole”. S’innnesca così un circolo vizioso: più l’economia va male, più il governo nasconde le informazioni, innervosendo gli investitori. Non siamo davanti a un problema temporaneo. “Rimangiandosi l’impegno a liberalizzare i flussi di dati, per la Cina non sarà facile rilanciare la sua economia e, come l’Unione Sovietica, rischia di diventare un esempio di autocrazia illiberale e inefficiente”. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1580 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati