Colombo, 23 settembre 2024 (Presidency of Sri Lanka, Anadolu/Getty)

Anura Kumara Dissanayake (nella foto), leader del partito marxista Janatha Vimukthi Peramuna (Jvp) e della coalizione di sinistra Potere nazionale del popolo (Npp), è il nuovo presidente dello Sri Lanka. Cavalcando la voglia di cambiamento degli elettori Dissanayake ha sconfitto i candidati dell’establishment che ha governato il paese per decenni, scrive il Guardian. Per anni con il suo partito, che guida dal 2014, è rimasto ai margini della politica, prendendo appena il 3,8 per cento dei voti alle ultime elezioni. Il Jvp negli anni settanta e ottanta ingaggiò “una guerra ai capitalisti e agli imperialisti” che fece migliaia di vittime, uno dei più violenti capitoli della storia del paese. Da quando ne ha preso le redini, Dissanayake ha cercato di ricostruire la reputazione del partito chiedendo scusa per il passato e allontanandolo dall’immagine di gruppo di miliziani radicali. La crisi economica e politica che nel 2022 ha portato alla fuga del presidente Gotabaya Rajapaksa ha giocato a favore del Jvp e della coalizione di sinistra, che ha saputo intercettare il malcontento popolare proponendo di lottare contro la corruzione e la povertà. La promessa di trasparenza, di costringere i politici corrotti ad assumersi le loro responsabilità e di mettere fine alla cultura dei privilegi per i parlamentari ha funzionato, così come l’impegno a rinegoziare il prestito di tre miliardi di dollari concesso dal Fondo monetario internazionale in cambio di dure misure di austerità imposte alla popolazione. In realtà il “compagno presidente”, come l’ha chiamato The Island, è stato eletto con il 43 per cento dei voti, uno dei più bassi margini di vittoria nella storia delle presidenziali nel paese, e non ha convinto la minoranza tamil, da sempre diffidente verso il Jvp, un partito orgogliosamente singalese e buddista. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1582 di Internazionale, a pagina 37. Compra questo numero | Abbonati