Saša Stanišić, nato nel 1978 a Višegrad, in Bosnia, ha cercato un villaggio della Germania orientale per ambientarci il suo nuovo romanzo. Sapeva esattamente che aspetto avrebbe dovuto avere. Cercava dei bei paesaggi incorniciati da due laghi e li ha trovati a Fürstenfelde, nell’Uckermark. Il fiume si apre in svariati laghetti, è pieno di piccole isole, un paesaggio che può permettersi ancora il lusso di appartenere alla natura e agli animali e non agli esseri umani. Soprattutto cercava di salvare ciò che poteva della vita del buon tempo andato interrogando i suoi abitanti, ma anche osservando e inventando. Prima della festa è un romanzo sugli ultimi tedeschi non globalizzati e comincia con un addio: “Siamo tristi perché non abbiamo più un traghettatore”. Anche il suo primo romanzo, che descriveva un’infanzia nella Bosnia anteguerra, cominciava con una morte, quella di nonno Slavko che però aveva lasciato in eredità una bacchetta magica. In Prima della festa al posto della bacchetta magica c’è un frigorifero pieno di scatolette di tonno inabissato nel fango del fiume. A Fürstenfelde Saša Stanišić trova una Germania dimenticata che nessun abitante di una grande città può neanche provare a immaginare; e soprattutto trova una minuscola storia dal sapore universale. Il narratore rimane invischiato e diventa a sua volta parte della vicenda e usa, quasi gridando, il “noi”. Per lui questo remoto villaggio, indisturbato dalla modernità urbana, è una sorta di tesoro nascosto.
Verena Auffermann, Die Zeit

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Questo articolo è uscito sul numero 1586 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati