“Sto per rapire una bambina. Cerco di allontanare il pensiero, ma continua a stare lì mentre scendiamo con l’ascensore, salutiamo Chico, usciamo dal portone”. Questo è l’incipit di La suite della scrittrice brasiliana Giovana Madalosso sul rapimento della piccola Cora commesso dalla sua bambinaia, Maju. I genitori della bambina, Fernanda e Cacá, ci mettono un po’ a capire che la figlia è scomparsa. Lei è impegnata con il suo lavoro e accarezza l’idea di farsi una storia con un’altra donna. Lui è meno ambizioso e delega tutto a lei. La trama del romanzo è l’incubo di qualunque madre, ma la sua grande forza sta nel modo in cui si dipana toccando con agilità temi come le convenzioni sociali, i problemi emotivi e le tensioni di classe. A parlare in prima persona sono le due protagoniste: Maju, la bambinaia rapitrice, e Fernanda, la madre. Hanno due personalità diverse, ognuna parla la propria lingua e ha una propria visione del mondo ma entrambe hanno paure, aspettative e un certo senso dell’umorismo. Potete aprire una pagina a caso e capire chi delle due stia parlando. Il colore della loro pelle non è mai esplicitato ma il divario sociale tra le due è sottolineato nell’alternanza dei capitoli. La ragione per cui Maju rapisce la bambina è rivelata solo al termine, ma fino a quel momento il libro è metà storia d’amore on the road e metà frenetico inseguimento.
Teté Ribeiro, Folha de São Paulo

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Questo articolo è uscito sul numero 1591 di Internazionale, a pagina 91. Compra questo numero | Abbonati