La coltivazione di cui si parla nel titolo è il tabacco. Siamo alla fine del seicento e il romanzo è una satira senza esclusione di colpi della natura umana raccontata con la ricchezza e la perizia di romanzieri picareschi del settecento come Fielding e Sterne. La trama stessa è una parodia nella sua incalcolabile complessità; un groviglio d’intrighi, ridicole avventure anti-eroiche, mascherate e confusioni di identità. Le tre figure principali sono Ebenezer Cooke, la sua sorella gemella, Anna, e un certo Henry Burlingame, un tempo loro tutore e, per così dire, corteggiatore di entrambi. Ebenezer, sedicente poeta e vergine, i cui distici poetici sottoposti a solenne analisi sono un trionfo di scrittura satirica, va nel Maryland per diventare proprietario della piantagione di suo padre sul fiume Choptank. Si ritiene incaricato dal terzo lord Baltimore come poeta laureato del Maryland di scrivere un poema epico intitolato Marylandiade. La sua vita nel nuovo mondo è costantemente messa in pericolo da intrighi di ogni tipo. Ebenezer ha un senso mistico della sua doppia vocazione: le sue lotte disperate con uomini e donne per preservare la propria verginità sono l’espediente comico principale del libro. Anche se non è per tutti i palati, è possibile che il libro di Barth sia apprezzato da un suo pubblico per il tempo a venire.
Edmund Fuller, The New York Times (1960)

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Questo articolo è uscito sul numero 1596 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati