◆ Il cambiamento climatico dovuto all’uso dei combustibili fossili ha già alterato significativamente l’andamento delle precipitazioni nelle maggiori città del pianeta, spingendolo verso estremi opposti a seconda delle regioni, afferma uno studio commissionato dall’ong britannica WaterAid.
Un gruppo di ricercatori delle università di Cardiff e Bristol, nel Regno Unito, ha esaminato i dati sulle precipitazioni nelle cento metropoli più popolose del pianeta e in altre dodici città negli ultimi 42 anni, scoprendo che nel 95 per cento dei casi la tendenza è cambiata in modo sensibile. Nel 52 per cento dei casi le condizioni sono diventate mediamente più piovose, soprattutto in Asia meridionale e sudorientale, mentre nel 44 per cento delle aree urbane esaminate, in particolare in Europa, negli Stati Uniti e in Medio Oriente, sono diventate più aride. Ventiquattro città, con una popolazione complessiva di circa 250 milioni di persone, sono passate da un estremo all’altro negli ultimi decenni, mentre quindici delle cento metropoli più popolose hanno sperimentato il cosiddetto “colpo di frusta climatico”, cioè la rapida alternanza tra periodi di siccità e precipitazioni estreme. I ricercatori sottolineano che mutamenti così intensi e improvvisi nell’andamento delle precipitazioni rischiano di rendere inadeguate le infrastrutture idriche in molte città, aumentando il rischio di alluvioni distruttive e complicando ulteriormente l’accesso all’acqua potabile.
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Questo articolo è uscito sul numero 1605 di Internazionale, a pagina 106. Compra questo numero | Abbonati