Per regolare la durata delle immersioni ed evitare l’ipossia, le foche grigie (Halichoerus grypus) si basano sull’ossigenazione del sangue e non sulla concentrazione di anidride carbonica, come fanno di solito i mammiferi per monitorare indirettamente i livelli di ossigeno. Una studio condotto in Scozia e pubblicato su Science ha registrato 510 immersioni individuali di sei foche: la durata era correlata ai livelli di ossigeno e restava invariata anche con elevate concentrazioni di anidride carbonica. Questa scoperta suggerisce che anche altri animali marini potrebbero avere sviluppato meccanismi simili per evitare l’annegamento.

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Questo articolo è uscito sul numero 1607 di Internazionale, a pagina 97. Compra questo numero | Abbonati