Ad Annie Brown chiedevano spesso perché non cantasse come solista nel gruppo della sua famiglia, gli Staples Jr. Singers. Educatamente, lei rispondeva: “A tempo debito”. Erano gli anni settanta. Ora è uscito il suo album di debutto come Annie & The Caldwells, e lei ne attribuisce il merito all’intervento divino: “Il Signore mi ha messo in capo, non in coda”. Cresciuta ad Aberdeen, nel Mississippi, Annie cominciò a cantare il gospel nelle chiese pentecostali guidate dai suoi genitori, ispirata da modelli come Mavis Staples. È per questo che lei e i suoi fratelli adottarono il nome di Staples Jr. Singers. Fu allora che Willie Caldwell chiese ad Annie di trasferirsi con lui a West Point e mettere su famiglia. Appena possibile formarono una band, con Willie alla chitarra, i due figli maschi a basso e batteria e due figlie a cantare con la madre. Intanto Annie aprì Caldwell Fashions, un negozio di abbigliamento femminile che è ancora attivo. A quel punto il gruppo, diventato Annie & The Caldwells, cominciò a suonare cover del repertorio funk di Chaka Khan o Bootsy Collins con testi un po’ ritoccati per riflettere la fede, e fece qualche disco per piccole etichette locali. Ora, dopo più di trent’anni di attività, hanno pubblicato un album per l’etichetta Luaka Bop. S’intitola Can’t lose my (soul) e l’hanno registrato in una sala della loro chiesa, dove si esibiscono solo la domenica perché gli altri giorni lavorano. Blake Gillespie, Bandcamp Daily

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Questo articolo è uscito sul numero 1607 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati