Lanciato nel 1966 dalla vittoria al concorso pianistico di Leeds, Rafael Orozco (1946-1996) intraprese una promettente carriera internazionale anche su disco. Dopo poche uscite per la Emi fu messo sotto contratto dalla Philips, che però lo considerava un pianista di secondo piano rispetto alle star della casa. Queste poche registrazioni colgono Orozco all’apice della maturità artistica. I suoi quattro concerti di Rachmaninov sono tra le vette della discografia del compositore. Tanto architetto quanto esteta, e guidato da una magistrale disciplina del fraseggio e del tocco, il pianista spagnolo dona nobiltà assoluta a partiture troppo spesso edulcorate o usate come semplice trampolino per il virtuosismo. Il confronto con l’orchestra esalta un clima da vera sfida, che culmina nel terzo e nel quarto. Gli altri concerti di questa raccolta (Chopin, Čajkovskij) sono penalizzati da una direzione un po’ di routine. In compenso c’è una sonata di Liszt dai bagliori folgoranti e brutali, e gli Scherzi di Chopin e la Kreisleriana raggiungono le stesse temperature altissime. Sempre di Schumann, nella Fantasia la radiografia analitica e l’astrazione luminosa sconcerteranno i romantici, ma affascineranno i puristi.
Pascal Brissaud-Ecrepont, Classica
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Questo articolo è uscito sul numero 1607 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati