Tokyo, 2015 - Katsumi Kasahara, Afp/Getty
Tokyo, 2015 (Katsumi Kasahara, Afp/Getty)

Qualche giorno fa l’azienda statunitense OpenAi ha rilasciato una nuova funzione del soft­ware d’intelligenza artificiale ChatGpt che permette di trasformare un’immagine nello stile dello Studio Ghibli, la casa di produzione giapponese fondata da Hayao Miyazaki ( nella foto ). La nuova funzione, scrive il Mainichi Shimbun, ha riscosso un enorme successo, facendo registrare un numero record di utenti dell’app. Ma ha sollevato la questione dell’uso di immagini protette da copyright da parte dell’ia e ha spinto i fan del maestro dell’animazione giapponese a far circolare online le sue dichiarazioni sull’uso delle cgi, le immagini generate al computer. Nel documentario Owaranai hito: Miyazaki Hayao del 2013, Miyazaki, un artigiano dell’animazione, si dice “disgustato” dalla visione di alcune immagini cgi che gli vengono mostrate come esempio di cosa si può fare con quella tecnologia. In particolare si vedeva un corpo muoversi in modo grottesco. Miyazaki racconta che ogni mattina incontra un amico che, a causa di una malattia, ha i muscoli contratti e fatica a fare i movimenti più semplici. “Pensando a lui non posso guardare queste cose e trovarle interessanti. Chiunque le crei non ha idea di cosa sia il dolore”. E aggiunge che non vorrebbe mai “incorporare questa tecnologia nel mio lavoro, è un insulto alla vita stessa”.

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Questo articolo è uscito sul numero 1608 di Internazionale, a pagina 21. Compra questo numero | Abbonati