Ambientato nel 1952 tra i moli, le latterie e le pensioni della multietnica Tiger Bay, a Cardiff, I gentiluomini di fortuna è un romanzo basato su eventi reali che ruota intorno all’ingiusta prigionia e all’esecuzione di Mahmood Mattan, un marinaio somalo, padre di tre bambini, che fu l’ultimo uomo a essere impiccato nella prigione di Cardiff. Prove inventate, false testimonianze e una polizia istituzionalmente razzista lo portarono a essere dichiarato colpevole dell’omicidio di una negoziante, Lily Volpert, qui ribattezzata Violet Volacki. La narrazione di Mohamed ci mette un po’ a decollare perché cerca di essere straordinariamente imparziale. I capitoli iniziali ruotano intorno ai punti di vista di Violet, la vittima, e della sua famiglia. Il romanzo diventa molto più avvincente quando l’attenzione è focalizzata sul pungente e anticonformista Mattan e sulla sua lotta per riabilitare il proprio nome. Nel suo racconto determinato, sfumato ed empatico dell’ingiustizia, Mohamed dà significato e dignità alla terribile storia della vita e della morte ingiusta di Mahmood Mattan.
Michael Donkor, The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1609 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati