
L’Italia è il paese più anziano d’Europa: oltre un quarto della popolazione ha più di 65 anni. Ma vivere a lungo non significa sempre vivere bene, come mostrano i dati del Global burden of disease. Dal 2000 al 2019 la salute degli italiani è migliorata, la pandemia però ha invertito la tendenza. L’aspettativa di vita era passata da 79,6 a 83,4 anni tra il 2000 e il 2019, per poi scendere a 82,2 nel 2020 e risalire a 82,7 nel 2021. Anche l’aspettativa di vita sana ha seguito un andamento simile, tuttavia nelle regioni più longeve aumentano gli anni vissuti con disabilità (soprattutto tra le donne) e i disturbi mentali. Si muore meno per cardiopatia ischemica e tumore al polmone, ma aumentano i decessi legati all’alzheimer e alle demenze. Persistono forti disuguaglianze tra nord e sud, dovute alla diversa qualità dei servizi sanitari regionali. La pandemia ha messo in luce la necessità di politiche locali più efficaci per tutelare i princìpi guida del servizio sanitario nazionale: universalismo, equità, solidarietà. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1609 di Internazionale, a pagina 111. Compra questo numero | Abbonati