Dopo dieci anni l’artista italo-islandese Emilíana Torrini torna con un disco narrativo intitolato Miss Flower, che può ricordare le vignette con cui la scrittrice Gwendolyn Brooks ha raccontato la vita di Maud Martha, una ragazza di Chicago in attesa che il mondo la accarezzi e che attraverso delle piccole scene della sua vita quotidiana dall’infanzia alla maternità restituisce tanti frammenti di vita americana negli anni tra le grandi guerre. Se Maud Martha è costruito per frammenti, Miss Flower – che riflette il classico timbro di Emilíana Torrini, quello di un pop intelligente ritmato da sonagli elettronici – è un disco scritto con lettere che man mano arrivano a comporre un quadro.
Attingendo agli oggetti trovati nella vecchia casa della sua amica Zoe, Torrini si è imbattuta nella vita di Geraldine Flower, una donna che ha ricevuto nove proposte di matrimonio e non si è mai sposata, che ha intessuto amori e rapporti non formali e ha lasciato tante parentesi dietro di sé. Seguendo la scia dei documentari basati sugli archivi familiari e su una mitologia personale, come quelli su Nick Cave o lo splendido Stories we tell di Sarah Polley, Torrini ha deciso di scrivere un album sulla vita di una donna libera e clandestina, e di seguire questa storia in più forme. Il disco infatti esce in compagnia del film The extraordinary Miss Flower girato da Iain Forsyth e Jane Pollard. Miss Flower dimostra con quanta potenza si possa raccontare la vita di un’altra donna, affidandosi alla propria curiosità: a uscire un po’ da sé, poi, si arriva a un brano come Dreamers. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1572 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati