Siamo stati in vacanza con famiglie che vivono all’estero e ci siamo resi conto che i nostri figli sono gli unici ad avere vacanze estive così lunghe. Non sarebbe il caso di distribuire le vacanze durante l’anno? –Giacomo

Ho abitato in diversi paesi e posso fare un breve confronto. In Svizzera la scuola finisce intorno al 30 giugno e riapre il primo settembre. In Danimarca si interrompe verso il 20 giugno e ricomincia a metà agosto. Nel Regno Unito chiude verso il 20 luglio e riprende all’inizio di settembre. In tutti questi paesi ci sono due settimane di pausa in primavera, una a ottobre e una a febbraio. In Italia abbiamo più di tre mesi di pausa, che sono lunghissimi sia per gli studenti sia per i genitori. Quando si prova a capire perché, spesso viene citato il clima: fa troppo caldo per stare in classe. E invece non fa troppo caldo per stare a casa? Il nostro calendario scolastico è obsoleto perché si basa su una società di cinquant’anni fa dove le mamme, che non lavoravano, passavano interi mesi con i figli. Oggi, con entrambi i genitori che lavorano, non ha più senso tenere le scuole chiuse così a lungo. E la questione della temperatura non regge: teniamo freschi gli uffici con l’aria condizionata, perché non possiamo farlo nelle scuole? Tra l’altro sarebbe preferibile tenere fresca una sola aula invece di venticinque stanze (una per ogni studente). Secondo me i mesi di vacanza estiva vanno ridotti a due, dalla fine di giugno all’inizio di settembre. E le altre quattro settimane si distribuiscono durante l’anno, per offrire ad alunni e alunne dei necessari momenti di pausa.
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Questo articolo è uscito sul numero 1577 di Internazionale, a pagina 12. Compra questo numero | Abbonati