Cultura Schermi
La stanza accanto
Tilda Swinton, Julianne Moore, John Turturro
Stati Uniti / Spagna 2024, 107’. In sala
La stanza accanto (dr)

La stanza accanto parla di malattia terminale e della dolorosa decisione di lasciare questa vita con dignità. Ma anche di amicizia, memoria e rimpianti. È interpretato da due delle migliori attrici in attività. Dovrebbe essere un film strappalacrime, che ti spezza il cuore. Eppure sembra emotivamente vuoto. Non è un modo spiacevole di trascorrere un paio d’ore, ma non lo è neanche sfogliare un numero di Elle Decoration, considerato il fatto che la ricompensa è abbastanza simile. Vale la pena di vedere il film per apprezzare le architetture moderniste, gli arredamenti eleganti, l’invidiabile guardaroba da eutanasia di Tilda Swinton. Ma non aspettatevi grandi emozioni, a meno che non abbiate una passione malsana per la maglieria pesante molto colorata. Swinton interpreta Martha, ex corrispondente di guerra che convive con un cancro. La scrittrice Ingrid (Moore), sua amica di vecchia data, viene a sapere per caso della malattia e riallaccia i rapporti. Il legame tra loro è più forte che mai o, almeno, così ci viene detto. Magari è il disagio di Almodóvar di dirigere un film in inglese, ma le interpretazioni delle protagoniste risultano fin troppo manierate, i dialoghi declamati: un’artificiosità che tiene lontano dalla storia.
Wendy Ide, The Observer

L’orchestra stonata
Benjamin Lavernhe, Pierre Lottin
Francia 2024, 103’. In sala

Thibaut, un direttore d’orchestra di livello internazionale, in un breve lasso di tempo scopre di avere la leucemia e di essere stato adottato. Scopre anche che l’unico possibile donatore per un trapianto di midollo osseo è un fratello che non ha mai conosciuto. Gli autori del film non esitano a seppellire il protagonista sotto una montagna di problemi. Ma Emmanuel Courcol non rinuncia mai a coprire il dramma di abbondante leggerezza. E così punta al feel good movie in un’opera che si porta sulle spalle i pesi del determinismo, della fine del proletariato, della delocalizzazione e dei sogni che svaniscono. L’abolizione delle frontiere sociali passa quindi per i confini della musica, con una colonna sonora che mescola allegramente classica, jazz, musica da banda e armonie popolari. Una varietà gioiosamente orchestrata da una regia fluida, da una messa in scena semplice, che mette in risalto le qualità degli irresistibili Benjamin Lavernhe e Pierre Lottin.
Xavier Leherpeur, Le Nouvel Obs

Grand tour
Gonçalo Waddington
Portogallo / Italia / Francia / Germania / Giappone / Cina 2024, 128’. In sala
Grand tour (dr)

Nel 1918 il giovane funzionario britannico Edward, di stanza a Rangoon, viene a sapere che Molly, sua fidanzata da otto anni, sta per raggiungerlo. Decide allora di partire per un giro di mezzo continente asiatico, tra Birmania, Cina, Filippine, Giappone e Vietnam. La donna, rifiutandosi di pensare che Edward voglia sfuggire al matrimonio, si mette sulle sue tracce. Alla base del film c’è del materiale prodotto dal regista durante un viaggio in Asia, parte di un progetto interrotto dalla pandemia. Materiale poi messo al servizio di una storia. Ma si può vedere tutto al contrario, cioè la ricomposizione di una trama romantica adattata da immagini preesistenti. In ogni caso il film di Gomes, premio per la regia al festival di Cannes, è una storia tragicomica, epica e picaresca e insieme un miscuglio di sensazioni, un puzzle concettuale.
Jean-François Rauger, Le Monde

Non dirmi che hai paura
llham Mohamed Osman
Italia / Germania / Belgio 2024, 102’. In sala

Samia è in fuga verso l’Europa. Attraverso lunghi flash-back conosciamo tutta la sua storia, da quando, ancora bambina in Somalia, aveva deciso che correre sarebbe stata la sua vita. Nonostante difficoltà politiche e sociali di ogni tipo, nel 2008 riesce a partecipare alle Olimpiadi di Pechino. Poi sogna di andare a quelle di Londra del 2012, ma per farlo deve fuggire dal suo paese, attraverso la Libia e il Mediterraneo. Con l’emozionante e straziante storia di Samia, Yasemin Samdereli denuncia anche la spietatezza delle istituzioni europee, che avrebbero potuto salvarla ma non l’hanno fatto.
Bianka Piringer, Kino-Zeit

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1592 - 6 dicembre 2024
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