È significativo che dopo i fatti del 7 novembre ad Amsterdam molti commentatori si siano disinteressati alla verità. Gli scontri tra i tifosi della squadra di calcio israeliana Maccabi Tel Aviv, i tifosi olandesi e le persone del posto (per lo più appartenenti a minoranze etniche) si sono trasformati in un incidente internazionale. Ed era piuttosto ovvio con chi si sarebbe schierata la maggior parte dei leader occidentali.

Il presidente statunitense Joe Biden ha parlato di un’ondata di “attacchi antisemiti che ricordano i momenti bui della storia”. Il re olandese ha detto addirittura che il suo paese ha tradito gli ebrei “come durante la seconda guerra mondiale”. La parola pogrom (una violenta persecuzione antisemita) si è diffusa sui mezzi d’informazione, mentre molti giornalisti hanno taciuto i fatti essenziali.

Con i loro canti ad Amsterdam i tifosi del Maccabi Tel Aviv hanno raccontato molte verità sulla guerra a Gaza, che è sostenuta e finanziata dai governi occidentali

La violenza è una cosa brutta e non deve trovare spazio né dentro né intorno agli stadi di calcio. Per fortuna in realtà nessuno è stato “sequestrato”, com’era stato riferito in un primo momento. Rispondere alle provocazioni è una pessima idea e, se ci sono casi in cui qualcuno è stato aggredito per la sua nazionalità o per la sua religione, va fatta chiarezza.

Tuttavia è difficile ricordare un caso come questo, in cui degli ultrà sono arrivati in un posto cercando lo scontro e sono stati trattati da eroi. Perché è proprio questo che centinaia di sostenitori del Maccabi Tel Aviv hanno fatto ad Amsterdam.

Molti tifosi hanno passato l’ultimo giorno della trasferta a scatenare risse con chiunque ai loro occhi sembrasse un musulmano, invocando l’uccisione collettiva degli arabi, strappando almeno una bandiera palestinese da un’abitazione privata e perfino fischiando durante il minuto di silenzio per le vittime dell’alluvione di Valencia. Quest’ultimo episodio, avvenuto allo stadio, è stato trasmesso in diretta televisiva: tutta la storia è stata ampiamente documentata sui social network molto prima dei titoli urlati e delle dichiarazioni politiche ipocrite.

Molti giornalisti hanno ignorato le informazioni essenziali su quello che gli ultrà israeliani hanno fatto ad Amsterdam. Forse perché con i loro canti hanno in realtà raccontato molte verità sulla guerra a Gaza, che è sostenuta e finanziata dai governi occidentali. I cori come “Vittoria all’Idf (le forze armate israeliane), arabi vaffanculo” non sono battute o provocazioni. Sono quello che Israele sta facendo, con l’appoggio della maggioranza della società israeliana, fatta eccezione per una coraggiosa minoranza di voci critiche. Anche il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant, licenziato di recente e presentato in questi giorni come uno dei pochi moderati all’interno del governo di Benjamin Netanyahu, ha definito i nemici di Tel Aviv “animali umani”, insistendo sul fatto che a Gaza l’esercito avrebbe dovuto fare “un assedio totale” e bloccare i rifornimenti di “elettricità, carburante e viveri”.

Uno dei cori più spregevoli dei tifosi del Maccabi Tel Aviv è stato “Non ci sono scuole a Gaza, perché non ci sono più bambini”. Questa frase però è vera solo a metà. Secondo l’Unicef circa 625mila bambini palestinesi da oltre un anno non possono andare più a scuola. Circa 45mila bambini di prima elementare, o almeno che avrebbero dovuto frequentare la prima elementare, non hanno cominciato le lezioni a settembre; grazie a Israele migliaia di loro non la cominceranno mai.

L’esercito di Tel Aviv ha danneggiato o distrutto circa il 90 per cento delle scuole di Gaza. Con i bombardamenti indiscriminati sulle abitazioni e la pulizia etnica, gli edifici rimasti in piedi sono usati dagli sfollati come semplici rifugi.

I leader politici occidentali avrebbero potuto dedicare a questa sofferenza immensa e inconcepibile qualche parola in più di quelle spese per le persone che hanno vomitato la loro bile razzista per le strade di Amsterdam. Forse i giornalisti che si presentano come crociati contro le notizie false e la disinformazione avrebbero potuto consultare altre fonti oltre agli account di X del governo israeliano.

La buona notizia, però, è che sono sempre meno le persone che credono alla versione israeliana. Nei giorni scorsi un centinaio di dipendenti della Bbc ha criticato il modo fazioso di fare informazione dell’azienda, accusata di ripetere in modo acritico le affermazioni israeliane sulla guerra e di disumanizzare i palestinesi.

Perfino in Germania, dove la classe politica è tra le più convinte al mondo nel sostegno a Israele, la maggioranza dei cittadini non si fida delle notizie sulla guerra diffuse dai mezzi d’informazione.

Ad Amsterdam i tifosi del Maccabi Tel Aviv hanno mostrato ai normali telespettatori e agli utenti dei social network chi sono realmente. Bisogna ascoltarli e credere a quello che dicono. ◆ fdl

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Questo articolo è uscito sul numero 1589 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati