Molto prima che Donald Trump premiasse la sua fedeltà mettendola a capo dei servizi segreti statunitensi, Tulsi Gabbard è stata fedele a un altro leader carismatico: Chris Butler, fondatore alle Hawaii della Science of identity foundation, una branca del movimento hare krish­na. I seguaci di Butler lo chiamano Jagad Guru Siddhaswarupananda Paramahamsa e Gabbard, che si definisce induista, lo considera il suo maestro spirituale. La fondazione di Butler promuove la meditazione per raggiungere l’illuminazione spirituale ma il guru, famoso per i suoi sermoni contro l’omosessualità, non tollera il dissenso. Alcuni ex devoti hanno definito il suo gruppo una setta.

L’adesione di Gabbard alla fondazione di Butler è stato l’unico filo conduttore nella sua carriera politica ventennale, oltre ovviamente all’ambizione. In questi anni Gabbard ha avuto dei cambi di rotta improvvisi. Prima c’è stato il suo rapido passaggio da oscura deputata locale a leader nazionale del Partito democratico; poi un altrettanto inatteso scontro con la classe dirigente del partito; quindi una indecifrabile attività parlamentare, compresa una visita al dittatore Bashar al Assad in Siria. Poi è diventata una beniamina del canale televisivo conservatore Fox News, e infine è rinata come repubblicana del movimento Make America great again (Maga) di Trump.

Dopo che il presidente ha scelto Gabbard per guidare l’intelligence statunitense, perfino alcuni senatori repubblicani hanno messo in dubbio il fatto che sia adatta all’incarico. E forse non hanno tutti i torti: i democratici hanno capito di non poter contare su di lei e presto la stessa sorte potrebbe capitare al partito di Trump.

Nata nelle Samoa americane, Gabbard è cresciuta alle Hawaii, dove ha studiato in casa e ha passato molto tempo a fare surf. Suo padre, Mike, è un senatore democratico dello stato, ma ha alle spalle anche lui diversi cambi di casacca: quando la figlia era piccola, Mike era un indipendente, poi è passato al Partito repubblicano dopo essersi messo alla guida del movimento contro il matrimonio omosessuale nelle Hawaii. Nel 1998 Mike Gabbard è apparso in uno spot televisivo con una Tulsi adolescente e i suoi fratelli, in cui paragonava il matrimonio con una persona dello stesso sesso al matrimonio con un cane.

La famiglia Gabbard è devota a Butler. “Il loro sistema di credenze corrisponde all’interpretazione di Butler del sistema di credenze hare krishna, a cui si aggiungono il buddismo, il cristianesimo e varie altre cose”, dice Lalita Mann, un’ex discepola di Butler. Secondo Mann, fare amicizia con persone esterne al gruppo non è visto di buon occhio e Butler si aspetta una completa obbedienza. Una volta la zia di Gabbard ha definito il gruppo come “l’alt-right del movimento hare krishna”.

Devozione religiosa

Butler voleva conquistare sia il potere temporale sia quello spirituale. Mann e Anita Van Duyn, un’altra persona uscita dal gruppo, raccontano che Gabbard lo affascinava perché era una ragazza bella e intelligente e veniva da una famiglia di politici. Van Duyn dice che Butler “ha sempre desiderato avere qualcuno ai vertici del governo” per indirizzare la cultura verso la devozione religiosa. I portavoce di Trump respingono questa rappresentazione. “È un attacco alla sua fede religiosa che alimenta l’ostilità verso gli induisti”, ha detto Alexa Henning, collaboratrice del presidente. Gabbard, dal canto suo, non ha voluto rilasciare dichiarazioni.

Il leader della Science of identity foundation non è stato l’unico a subire il fascino di Gabbard. Le persone che ho intervistato l’hanno descritta come timida ma affettuosa e dicono che saluta sempre con un amichevole aloha. Questo suo modo di fare ha contribuito a farla diventare una politica di successo fin da giovane. Sceglie le parole con cura e ascolta attentamente, dando la sensazione di essere la persona più matura tra quelle presenti. “Ti attira nel cosiddetto ‘abbraccio di Tulsi’. T’ipnotizza”, mi racconta un democratico delle Hawaii. Gabbard, in altre parole, ha carisma. E ha sempre sfruttato questa forza.

Un suo ex collaboratore ricorda di aver pensato: “Non so più chi sei”

Nel 2002, durante il primo matrimonio, Gabbard ha lasciato il college e si è candidata alla camera dei deputati delle Hawaii. Secondo quanto riferito da una persona che ha lavorato per la sua campagna elettorale, in quell’occasione gruppi di volontari del gruppo di Butler sono arrivati nel distretto per distribuire porta a porta cartelli da mettere in giardino. All’epoca Gabbard condivideva le opinioni del padre sui matrimoni gay e si opponeva al diritto all’aborto, due posizioni politicamente rischiose nelle Hawaii a solida maggioranza democratica.

Dopo un mandato, Gabbard si è arruolata nella Guardia nazionale dell’esercito delle Hawaii ed è andata in Iraq insieme a un’unità medica. È stata la prima delle sue due missioni in Medio Oriente. Al ritorno, ha divorziato.

Nel 2010 è stata eletta nel consiglio comunale di Honolulu. Stava accumulando esperienze con cui arricchiva il suo curriculum politico. Il suo obiettivo era il congresso, e lo sapevano tutti.

Nell’autunno del 2011 è successo qualcosa che ha sconvolto i politici delle Hawaii. La Emily’s list, l’organizzazione nazionale il cui obiettivo è far eleggere al congresso donne favorevoli al diritto all’aborto, ha annunciato il suo sostegno per Gabbard. Per gli osservatori politici non aveva senso. Gabbard era davvero una democratica? Dietro le quinte, alla Emily’s list ci si chiedeva la stessa cosa. Anche se la sua posizione sull’aborto si era evoluta in modo accettabile per l’organizzazione, era ancora ambigua sul matrimonio omosessuale. Le risposte sul modulo di adesione alla Emily’s list avevano messo a disagio i dirigenti dell’organizzazione.

Così è stato chiesto a una collaboratrice di chiamarla per avere chiarimenti. Durante la conversazione, Gabbard ha dichiarato che non voleva che il governo s’intromettesse nei matrimoni. La collaboratrice le ha fatto notare che Washington si esprimeva già sulle unioni eterosessuali, quindi sarebbe stato ingiusto negare alle coppie gay questo diritto. Sembrava che Gabbard non avesse considerato questo aspetto, e dopo pochi minuti ha detto di aver cambiato idea. I politici a volte cercano di assicurarsi con l’astuzia il sostegno dei gruppi d’interesse, ma in questo caso era diverso. “Non mi è mai successa una cosa simile”, dichiara l’ex collaboratrice. “Era disposta a dire qualsiasi cosa. Era come se non avesse una morale”.

Graduale metamorfosi

Lo spostamento verso sinistra di Gabbard era in pieno svolgimento. La sua seconda missione in Medio Oriente, in Kuwait, le aveva ispirato una “graduale metamorfosi” sulle questioni sociali, come ha dichiarato al sito Honolulu civil beat nel 2012, aggiungendo: “Non sono mio padre. Sono me stessa”.

Quando è arrivata al congresso, nel 2013, i democratici l’hanno accolta come un’amica persa di vista tanto tempo prima. È stata celebrata come la prima deputata induista del congresso. Nancy Pelosi l’ha definita un “astro nascente” e i leader della camera le hanno assegnato un seggio nel comitato per le forze armate. È stata una sorta di anticipatrice di Alexandria Ocasio-Cortez.

Un ex assistente parlamentare democratico racconta che all’inizio nel partito si avvertiva un grande fascino per Gabbard. Lo stesso presidente Barack Obama aveva fatto pressioni per farle assegnare la vicepresidenza del comitato nazionale dei democratici. “Era divertente e coinvolgente”, ricorda un ex collega e amico di Gabbard.

Tuttavia l’innamoramento del congresso nei confronti di Gabbard è durato poco. Debbie Wasserman Schultz, presidente del comitato nazionale dei democratici tra il 2011 e il 2016, ricorda che il comitato doveva faticare per averla alle riunioni. Poi Gabbard ha cominciato a sedersi tra i repubblicani alla camera. E ha votato con loro contro l’amministrazione Obama, accusata di non aver avvertito il congresso di uno scambio di prigionieri con i taliban nel 2014. L’anno successivo ha criticato la riluttanza del presidente a definire i terroristi del gruppo dello Stato islamico “estremisti islamici”.

La maschera da progressista

Nessuna di queste posizioni aveva senso per i colleghi democratici. Secondo alcuni era un raro esempio di pensiero indipendente. Altri hanno pensato a una forma di opportunismo. Gabbard si è “mascherata da progressista per arrivare al potere”, sostiene Wasserman Schultz. Dopo tutto, gli elettori delle Hawaii non eleggono quasi mai repubblicani al congresso.

Altri hanno indicato motivazioni più profonde. “Penso che sia successo qualcosa nel 2013”, racconta l’ex collaboratore della campagna elettorale di Gabbard alle Hawaii, sottolineando che, all’epoca, diversi dei suoi assistenti parlamentari si sono dimessi e la deputata li ha sostituiti con persone affiliate alla Science of identity foundation. Nel 2015 Gabbard ha sposato Abraham Williams, il figlio del suo capoufficio, entrambi seguaci di Butler. Al matrimonio della coppia, celebrato a Ohau, hanno partecipato vari parlamentari, oltre a un rappresentante del partito nazionalista indù del primo ministro indiano Narendra Modi. Sembrava che il gruppo di Butler l’avesse riavvicinata. Il collaboratore della campagna elettorale ricorda di aver pensato: “Non so più chi sei”.

Durante le primarie democratiche del 2016, Gabbard si è dimessa dal comitato nazionale e ha appoggiato la campagna del senatore Bernie Sanders per la presidenza perché, a suo dire, Hillary Clinton aveva posizioni troppo aggressive. Nel corso della campagna Gabbard ha parlato di antinterventismo, cambiamento climatico e assicurazione sanitaria per tutti.

Nel 2017 ha fatto un’altra mossa a sorpresa: è volata in Siria, durante la guerra civile, e ha incontrato per due volte il dittatore Bashar al Assad, che aveva già ucciso centinaia di persone usando armi chimiche ed era aggrappato al potere grazie agli aiuti di Vladimir Putin. Gli incontri con Assad non erano in programma e perfino i suoi collaboratori ne sono venuti a conoscenza solo a cose fatte.

Formalmente, le conversazioni di Gabbard con Assad infrangevano la convenzione secondo cui i deputati del congresso degli Stati Uniti non devono condurre una loro politica estera indipendente. Agli occhi di molti, però, il viaggio rappresentava una sterzata verso l’autoritarismo.

Fuori da Washington, l’indipendenza e il carisma di Gabbard contavano ancora qualcosa. Quando si è candidata alle primarie democratiche per le presidenziali del 2019, è riuscita a raccogliere un’alleanza eterogenea di progressisti, libertari e conservatori indù. “Voterò per lei. Mi piace. L’ho incontrata di persona. Fanculo”, ha dichiarato quell’anno Joe Rogan nel suo popolare podcast. Nonostante questo, Gabbard non ha mai ottenuto un sostegno sufficiente e a marzo del 2020 si è ritirata. Negli anni successivi di lei si è parlato ogni tanto per le sue sorprendenti prese di posizione. Nel dicembre 2020 ha presentato una proposta di legge per vietare alle donne e alle ragazze trans di praticare sport femminili e altre due contro l’aborto.

Nel 2021 ha lasciato il congresso. L’anno successivo, quando la Russia ha invaso l’Ucraina, ha accusato il presidente Joe Biden e la Nato d’ignorare “le legittime preoccupazioni di Mosca in materia di sicurezza”. Poi si è presentata come oratrice di punta all’annuale conferenza d’azione politica dei conservatori.

Nel 2024, durante una conferenza di fine estate in Michigan, Gabbard ha annunciato il suo sostegno a Donald Trump. La sua migrazione politica si è conclusa a ottobre di quell’anno, durante un raduno del movimento Maga in North Carolina, quando ha dichiarato la sua adesione al Partito repubblicano. Sosteneva che non era stata lei a lasciare i democratici, ma i democratici ad abbandonarla.

Gabbard ha l’istinto di una “falena attratta dalla fiamma del potere”, dice Wasserman Schultz. E la fiamma di Trump ha ricominciato ad ardere. Ma nell’ostinazione con cui insegue il potere, altri vedono l’influenza di Butler. “È la sua fedele servitrice”, sostiene Van Duyn, la disertrice della Science of humanity foundation. Van Duyn mi ha anche detto di aver inviato lettere a vari parlamentari democratici, chiedendogli di votare contro la conferma di Gabbard al vertice dell’intelligence nazionale, perché c’è il rischio che informazioni sensibili “siano riferite al suo guru”.

Tutti i parlamentari democratici con cui ho parlato si sono detti preoccupati per la relazione tra Gabbard e Butler. “Bisogna farsi delle domande scomode”, dichiara la parlamentare democratica delle Hawaii Jill Tokuda. “Chi è che decide davvero in cosa crede Tulsi?”.

A prescindere da chi sia il beneficiario finale del suo opportunismo, Gabbard ha avuto un’altra occasione dal punto di vista politico. Dopo essersi accodata a Trump, è stata scelta come direttrice dell’intelligence nazionale, una posizione per la quale non sembra avere nessuna qualifica.

La visita di Gabbard ad Assad e le sue opinioni filorusse sono ancora fresche nella memoria di molti parlamentari. Nulla prova che Gabbard sia una “risorsa russa”, come ha dichiarato una volta Hillary Clinton, ma Mosca sembra entusiasta che sia lei a guidare le agenzie d’intelligence: “La Cia e l’Fbi stanno tremando”, ha titolato il quotidiano Komsomolskaya pravda dopo l’annuncio della sua nomina.

Sorvegliati dallo stato

A giudicare dalle audizioni al senato per la conferma delle nomine di Trump, le competenze non hanno molta importanza per i parlamentari del Partito repubblicano (Gabbard è stata confermata il 12 febbraio). Tuttavia i repubblicani dovrebbero sapere che la nuova direttrice dell’intelligence “è spietata quando si tratta di arrivare al potere ”, dice l’ex collaboratore della campagna elettorale alle Hawaii.

Quando era al congresso, Gabbard ha difeso il diritto alla privacy, cosa che i suoi sostenitori ammiravano. Si è opposta in particolare all’idea di approvare di nuovo la sezione 702 del Foreign intelligence surveillance act, una legge che permette alle agenzie d’intelligence statunitensi di intercettare, senza un mandato, le comunicazioni digitali di stranieri presi di mira all’estero, incluso quando queste comunicazioni coinvolgono cittadini statunitensi o si svolgono sul suolo statunitense. Dopo un incontro con i senatori nei giorni scorsi, però, Gabbard ha annunciato che bisogna “salvaguardare” la capacità di sorveglianza contenuta nella legge. Evidentemente la nuova direttrice dell’intelligence ha cambiato idea. ◆ gim

Biografia

1981 Nasce nelle Samoa americane.
2002 Diventa la più giovane deputata eletta alle Hawaii.
2004 Va in missione in Iraq con l’esercito.
2012 È eletta al congresso con i democratici.
2016 Appoggia la campagna del senatore Bernie Sanders alle primarie democratiche.
2024 Annuncia il suo sostegno a Donald Trump alle presidenziali.
febbraio 2025 Il senato conferma la sua nomina come direttrice dell’intelligence nazionale.


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Questo articolo è uscito sul numero 1603 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati