L’immensa produzione di un autore fondamentale come Osamu Tezuka (1928-1989), che è riuscita a concentrare in sé il percorso compiuto dal fumetto occidentale alla graphic novel, è tanto più preziosa ora che il manga quasi non riesce a lanciare nuovi grandi autori, e a esprimere grazia e poesia. Tezuka lo faceva all’ennesima potenza e il suo segno grafico ne era il veicolo principale. La sua opera è pubblicata con cura da J-pop, etichetta manga di Edizioni Bd. Rizzoli Lizard propone da qualche anno alcune opere particolari, parentesi importanti nella produzione del maestro. Tra le più recenti c’è il meraviglioso Fusuke, dal disegno umoristico minimale, ma elegante ed aereo, che sembra uscito dal fumetto sperimentale e dalla miglior tradizione del fumetto popolare, e fa una satira dell’uomo medio giapponese degli anni settanta. In Il film è vivo!, racconto del 1958, Tezuka racconta invece i suoi esordi infernali nell’animazione mediante un personaggio immaginario. Ma è “come” il suo disegno presenta la vicenda burlesca a fare la differenza. Tezuka si conferma un maestro assoluto nel conferire con tratti minimi ma precisi un’alta espressività ai volti delle sue maschere, dei suoi burattini di carta, così come ai movimenti, alla gestualità della loro pantomima. Dinamiche congelate magnificamente sulla carta, nell’apparente fissità dell’immagine. Il contrario dell’animazione. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1510 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati