Non fanno più le canzoni di una volta. E non è solo un modo di dire: lo conferma uno studio che ha analizzato le principali hit negli Stati Uniti tra il 1950 e il 2022. I ricercatori hanno concluso che le melodie dei brani di successo sono sempre più semplici e ripetitive, ma secondo loro questo non significa che siano peggiori.

Per il pubblico le melodie delle canzoni pop sono l’aspetto più rilevante, ma la scienza ha fatto poche ricerche sugli ingredienti che ne determinano il successo. Madeline Hamilton, principale autrice dello studio pubblicato su Scientific Reports, ha dedicato la sua tesi di dottorato a questo tema. “La melodia, soprattutto quella vocale, è l’elemento che di solito ricordiamo meglio e che cantiamo o fischiettiamo durante l’ascolto”, dice Hamilton. Ed è proprio dalla melodia che ha pensato di cominciare per tentare di capire “perché ci piace un certo tipo di musica e come si può prevedere se qualcuno apprezzerà un certo brano”.

Nell’analizzare alcune melodie, Hamilton ha osservato che il numero di note al secondo aumentava con il passare degli anni. E poi ha fatto una scoperta inaspettata: i parametri da lei usati per misurare la complessità delle melodie diminuivano a partire dagli anni cinquanta. In quel decennio trionfavano pezzi come Nel blu, dipinto di blu di Domenico Modugno, che arrivò in vetta alla classifica degli Stati Uniti.

Per confermare la scoperta Hamilton ha eseguito un’analisi più approfondita insieme al suo supervisore Marcus Pearce. La prima sfida è stata creare un catalogo di trascrizioni musicali dettagliate. La maggior parte dei precedenti studi informatici sulla musica si era concentrata su campioni di canzoni, il che riduceva lo studio a elementi primari come il ritmo dei brani o il timbro degli strumenti. L’analisi di questi parametri è altamente automatizzata ed è usata dai servizi di streaming per proporre brani agli ascoltatori.

Per studiare qualcosa di più astratto come le melodie, Hamilton ha dovuto trascrivere manualmente la linea vocale delle canzoni. L’ha fatto nel 2020, durante il lockdown per la pandemia di covid. “Non avendo niente di meglio da fare, ho dedicato una decina di ore al giorno a questo compito”, ricorda la ricercatrice. Dopo sei mesi aveva trascritto le note e la struttura ritmica delle cinque hit più celebri di ogni anno secondo la Billboard Hot 100, la principale classifica statunitense. Il catalogo è disponibile online e contiene 366 pezzi dal 1950 al 2022.

Hamilton e Pearce hanno poi sottoposto tutto il materiale a un’analisi statistica mediante algoritmi per individuare i momenti di cambiamento a partire da otto parametri che consentono alle melodie di essere descritte attraverso dei dati. Così sono riusciti a confermare che negli ultimi settant’anni le melodie sono diventate sempre meno articolate.

Due momenti chiave

I ricercatori individuano due cali particolarmente pronunciati nella complessità, intorno al 1975 e al 2000, che attribuiscono all’influenza di due nuovi generi musicali, la disco music e l’hip-hop. E hanno scoperto che negli ultimi vent’anni c’è stato un notevole aumento delle ripetizioni melodiche nelle canzoni, da loro collegato ai loop che all’inizio erano una caratteristica del rap e che oggi si sono diffusi nella musica pop.

Secondo gli autori il calo della complessità melodica potrebbe essere un adattamento evolutivo a un mondo musicale in cui in cima alle classifiche arrivano canzoni più veloci – più note al secondo – con più strati vocali e strumenti e un sound di alta qualità. Forse, per evitare di confondere gli ascoltatori, i musicisti scelgono di semplificare le melodie.

I ricercatori ammettono che analizzare le prime cinque canzoni di ogni anno non basta. Hamilton sta già lavorando per espandere il catalogo, ed è sicura che con il progresso dell’intelligenza artificiale generativa “tra qualche anno sarà possibile trascrivere automaticamente le melodie conservando una qualità alta”. In questo modo forse potrà raggiungere il suo obiettivo iniziale, cioè scoprire perché ci piacciono le canzoni che ci piacciono. ◆ sdf

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Questo articolo è uscito sul numero 1571 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati